Il compositore belcantista recanatese Giuseppe Persiani |
Giudizi critici scelti dell'epoca sulla musica operistica del compositore belcantista Giuseppe Persiani :
1826 - L'INIMICO GENEROSO
(...) nella rivista bolognese "Teatri, arte e letteratura" (19 ottobre 1826) si scriveva: "Persiani ne ha ricavato un maggior partito. Questo maestro ha condotta, bel canto, brio, è profondo nelle teorie, unisce felicemente l'espressione delle note a quella delle parole, mostra insomma d'esser dotato dalla natura di tutto il genio che si richiede per sì bell'arte... Con questo secondo esperimento dato sul nostro teatro, (il Persiani) è uscito dalla folla dei giovani compositori e corre a gran passi ad occupare un posto distinto fra i più celebri maestri".
1827 - DANAO RE D'ARGO
(...) la "Gazzetta di Firenze" (16 giugno 1827) così scrive: "Erriamo, o ci è dato di potere annunziar nuova musica italiana e degna d'Italia? Alta è questa lode... Ma no, non erriamo se di questa lode onoriamo la musica del dramma Danao Re d'Argo, e ce ne assicura il plauso con che l'accolse il coltissimo pubblico fiorentino. Tumultuariamente composto in men d'un mese il Danao successe all'Otello di Rossini; formidabil confronto! Tremavano gli amici del giovane Autore; s'udivano i profeti di sventura per le conversazioni, al teatro; ma la paura di quelli riconfortò, i vaticinii di questi smentì il Danao sulla scena. Col silenzio della sorpresa e della commozione fu sentita questa musica: quasi ad ogni pezzo, non succedevano i plausi distintamente sparsi ed il voluto acclamare della parzialità, ma erompeva l'irrefrenabil grido e il movimento confusamente uno dell'intera Udienza dall'istesso sentire esaltata. Non il fervore infine, ma l'entusiasmo chiamò più volte ogni sera sul proscenio, a ricevere l'omaggio delle pubbliche congratulazioni, l'egregio Compositore, che è il Sig. Giuseppe Persiani. Nativo di Recanati, egli ebbe per scuola il celebre Conservatorio di Napoli... Firenze al fine lo restituì ai suoi migliori destini".
- Lettera (Firenze, giugno 1827) del maestro Zamboni, direttore e concertatore del "Danao re d'Argo" al teatro della Pergola, diretta al maestro Caporalini di Recanati: "Signore, - Ormai Recanati non avrà da invidiare Pesaro. Il giovane Maestro Persiani si è immortalato con la sua Opera il Danao. Egli è ora cercato per tutte le Capitali".
- Lettera di Giacomo Leopardi indirizzata alla sorella Paolina (Firenze, 7 luglio 1827): "... L'entusiasmo destato dal Persiani è verissimo. Ho sentito parecchi intendenti e dilettanti dire che Persiani è un genio straordinario. Tutti ne dicono gran bene, anche per riguardo al suo carattere e alla sua gran probità! (...) Io non sono stato a sentirla (l'opera Danao), perché i miei occhi in teatro patiscono troppo".
N.B. La Società del Casino di Recanati invierà (estate 1827) una lettera di congratulazioni al Concittadino per i recenti successi fiorentini del "Danao re d'Argo".
1829 - IL SOLITARIO
(...) la "Gazzetta di Milano" (22 aprile 1829) scriveva: "Il maestro Persiani, privo di aderenze e di appoggi in questa città, nuovo affatto per tutti e come cittadino e come artista, deve accogliere il voto dei suoi ascoltatori per ingenuo, e deve quindi confortarsi se questo non gli fu sfavorevole. Gentilmente egli fu salutato nel mostrarsi al Cembalo, premiato di aggradimento dopo la Sinfonia, e dopo alcuni pezzi, indi alla chiamata sul Proscenio dopo il primo Atto. Frequenti gli furono anche nell'atto secondo gli applausi: terminato il quale però non fu accordato lo stesso favore che incoronò il primo, e ciò perché, distinguendo in lui dell'abilità e del sapere, anche nell'incoraggiarlo avvertirlo si volle di procurarsi in avvenire dei 'Libretti migliori' di questo... Della musica nondimeno ce n'è nel suo Spartito, della musica scritta dal Maestro che conosce la scienza dell'arte sua; ... Il suo canto è bello e tutto italiano, il suo strumentale, vivo, variato ed immaginoso".
1835 - INES DE CASTRO
(...) "Il Figaro" milanese (14 febbraio 1835) commenta: "Il brillante successo di questo nuovo spartito, sudato lavoro del maestro Persiani, si va sempre più confermando: la musica è sparsa di varie bellezze, sia che la si riguardi dal lato della scienza, come dell'invenzione. Persiani ha colto un bel serto, e deve gioir seco stesso per aver presentato l'italiano teatro di una veramente elaborata composizione. Molte chiamate, infiniti applausi gli toccarono, anche perché l'esecuzione fu proprio esatta e perfetta".
"Il Censore universale dei Teatri" (25 febbraio 1835) così scrive: "... Straordinario... successo, che dopo quello della 'Zelmira' non ebbe su queste scene l'eguale. Applausi nonostante la presenza dei Sovrani, 10 chiamate al compositore. Tutto questo spartito porta la marca dell'originalità, e quella del più dotto artifizio (...)"
A proposito dell'esecuzione parigina, l' "Outre-mer" (29 dicembre 1839) così scriveva: "La composizione del Maestro Persiani, distinto allievo di Zingarelli, è adattissima al caso. Sarebbe inutile di parlare di questa musica senza premettere che nello scorso sabato, che venne per la prima volta prodotta sulle scene italiane di Parigi, fu accolta col più grande entusiasmo... Uno dei rimarchevoli tratti messi in scena dal Maestro Persiani, e da cui ha ottenuto effetti che hanno piacevolmente stupito il mondo, si è l'opposizione della forza alla semplicità. Un solo giudizio può darsi sulla Persiani..., Essa riunisce cioè la maggiore maestria con la più cara facilità ed agevolezza, giunge alla perfezione. Ora madama Persiani è giunta a questo grado come degna e legittima erede di madama Malibran".
Con quest'ultimo atto Persiani, già celebre in Italia, viene definitivamente consacrato alla fama e notorietà d'Operista europeo!
1843 - IL FANTASMA
(...) il giornale bolognese "La Farfalla" (17 gennaio 1844) commenta: "Il Fantasma: nuova Opera del Maestro Persiani". - Ci è grato potere estrarre dal giornale di Parigi 'Le Monde' il seguente articolo intorno ad una nuova Opera del suddetto Maestro. Ammirammo il primo volo del suo ingegno nel Danao, e riconosciutane la forza, presagimmo i futuri suoi trionfi... Il Fantasma ha ottenuto un magnifico successo; successo pel Compositore, successo pei Cantanti... In breve è questo un successo, ed un brillante successo che ha ottenuto il Maestro Persiani, già conosciuto nel mondo dilettante Parigino per la sua Opera 'Ines de Castro' - Il sig. Persiani possiede ad un grado eminente la ricchezza melodica... La sua musica è piena di verità, ed il colore n'è eccellente. - La esecuzione del Fantasma è stata delle più insigni.
- In una Lettera al canonico Paccazocchi di Recanati (Vienna, 1 luglio 1845), Persiani così ne scrive: "... Questo Pubblico finì per acclamare e portare a cielo il talento di mia moglie, non che la mia Opera 'Il Fantasma' ".
(tratto da: Giacomo Bellucci - "Giuseppe Persiani, operista italiano dell'ottocento" - Tecnostampa Recanati 1980)
1826 - L'INIMICO GENEROSO
(...) nella rivista bolognese "Teatri, arte e letteratura" (19 ottobre 1826) si scriveva: "Persiani ne ha ricavato un maggior partito. Questo maestro ha condotta, bel canto, brio, è profondo nelle teorie, unisce felicemente l'espressione delle note a quella delle parole, mostra insomma d'esser dotato dalla natura di tutto il genio che si richiede per sì bell'arte... Con questo secondo esperimento dato sul nostro teatro, (il Persiani) è uscito dalla folla dei giovani compositori e corre a gran passi ad occupare un posto distinto fra i più celebri maestri".
1827 - DANAO RE D'ARGO
(...) la "Gazzetta di Firenze" (16 giugno 1827) così scrive: "Erriamo, o ci è dato di potere annunziar nuova musica italiana e degna d'Italia? Alta è questa lode... Ma no, non erriamo se di questa lode onoriamo la musica del dramma Danao Re d'Argo, e ce ne assicura il plauso con che l'accolse il coltissimo pubblico fiorentino. Tumultuariamente composto in men d'un mese il Danao successe all'Otello di Rossini; formidabil confronto! Tremavano gli amici del giovane Autore; s'udivano i profeti di sventura per le conversazioni, al teatro; ma la paura di quelli riconfortò, i vaticinii di questi smentì il Danao sulla scena. Col silenzio della sorpresa e della commozione fu sentita questa musica: quasi ad ogni pezzo, non succedevano i plausi distintamente sparsi ed il voluto acclamare della parzialità, ma erompeva l'irrefrenabil grido e il movimento confusamente uno dell'intera Udienza dall'istesso sentire esaltata. Non il fervore infine, ma l'entusiasmo chiamò più volte ogni sera sul proscenio, a ricevere l'omaggio delle pubbliche congratulazioni, l'egregio Compositore, che è il Sig. Giuseppe Persiani. Nativo di Recanati, egli ebbe per scuola il celebre Conservatorio di Napoli... Firenze al fine lo restituì ai suoi migliori destini".
- Lettera (Firenze, giugno 1827) del maestro Zamboni, direttore e concertatore del "Danao re d'Argo" al teatro della Pergola, diretta al maestro Caporalini di Recanati: "Signore, - Ormai Recanati non avrà da invidiare Pesaro. Il giovane Maestro Persiani si è immortalato con la sua Opera il Danao. Egli è ora cercato per tutte le Capitali".
- Lettera di Giacomo Leopardi indirizzata alla sorella Paolina (Firenze, 7 luglio 1827): "... L'entusiasmo destato dal Persiani è verissimo. Ho sentito parecchi intendenti e dilettanti dire che Persiani è un genio straordinario. Tutti ne dicono gran bene, anche per riguardo al suo carattere e alla sua gran probità! (...) Io non sono stato a sentirla (l'opera Danao), perché i miei occhi in teatro patiscono troppo".
N.B. La Società del Casino di Recanati invierà (estate 1827) una lettera di congratulazioni al Concittadino per i recenti successi fiorentini del "Danao re d'Argo".
1829 - IL SOLITARIO
(...) la "Gazzetta di Milano" (22 aprile 1829) scriveva: "Il maestro Persiani, privo di aderenze e di appoggi in questa città, nuovo affatto per tutti e come cittadino e come artista, deve accogliere il voto dei suoi ascoltatori per ingenuo, e deve quindi confortarsi se questo non gli fu sfavorevole. Gentilmente egli fu salutato nel mostrarsi al Cembalo, premiato di aggradimento dopo la Sinfonia, e dopo alcuni pezzi, indi alla chiamata sul Proscenio dopo il primo Atto. Frequenti gli furono anche nell'atto secondo gli applausi: terminato il quale però non fu accordato lo stesso favore che incoronò il primo, e ciò perché, distinguendo in lui dell'abilità e del sapere, anche nell'incoraggiarlo avvertirlo si volle di procurarsi in avvenire dei 'Libretti migliori' di questo... Della musica nondimeno ce n'è nel suo Spartito, della musica scritta dal Maestro che conosce la scienza dell'arte sua; ... Il suo canto è bello e tutto italiano, il suo strumentale, vivo, variato ed immaginoso".
1835 - INES DE CASTRO
(...) "Il Figaro" milanese (14 febbraio 1835) commenta: "Il brillante successo di questo nuovo spartito, sudato lavoro del maestro Persiani, si va sempre più confermando: la musica è sparsa di varie bellezze, sia che la si riguardi dal lato della scienza, come dell'invenzione. Persiani ha colto un bel serto, e deve gioir seco stesso per aver presentato l'italiano teatro di una veramente elaborata composizione. Molte chiamate, infiniti applausi gli toccarono, anche perché l'esecuzione fu proprio esatta e perfetta".
"Il Censore universale dei Teatri" (25 febbraio 1835) così scrive: "... Straordinario... successo, che dopo quello della 'Zelmira' non ebbe su queste scene l'eguale. Applausi nonostante la presenza dei Sovrani, 10 chiamate al compositore. Tutto questo spartito porta la marca dell'originalità, e quella del più dotto artifizio (...)"
A proposito dell'esecuzione parigina, l' "Outre-mer" (29 dicembre 1839) così scriveva: "La composizione del Maestro Persiani, distinto allievo di Zingarelli, è adattissima al caso. Sarebbe inutile di parlare di questa musica senza premettere che nello scorso sabato, che venne per la prima volta prodotta sulle scene italiane di Parigi, fu accolta col più grande entusiasmo... Uno dei rimarchevoli tratti messi in scena dal Maestro Persiani, e da cui ha ottenuto effetti che hanno piacevolmente stupito il mondo, si è l'opposizione della forza alla semplicità. Un solo giudizio può darsi sulla Persiani..., Essa riunisce cioè la maggiore maestria con la più cara facilità ed agevolezza, giunge alla perfezione. Ora madama Persiani è giunta a questo grado come degna e legittima erede di madama Malibran".
Con quest'ultimo atto Persiani, già celebre in Italia, viene definitivamente consacrato alla fama e notorietà d'Operista europeo!
1843 - IL FANTASMA
(...) il giornale bolognese "La Farfalla" (17 gennaio 1844) commenta: "Il Fantasma: nuova Opera del Maestro Persiani". - Ci è grato potere estrarre dal giornale di Parigi 'Le Monde' il seguente articolo intorno ad una nuova Opera del suddetto Maestro. Ammirammo il primo volo del suo ingegno nel Danao, e riconosciutane la forza, presagimmo i futuri suoi trionfi... Il Fantasma ha ottenuto un magnifico successo; successo pel Compositore, successo pei Cantanti... In breve è questo un successo, ed un brillante successo che ha ottenuto il Maestro Persiani, già conosciuto nel mondo dilettante Parigino per la sua Opera 'Ines de Castro' - Il sig. Persiani possiede ad un grado eminente la ricchezza melodica... La sua musica è piena di verità, ed il colore n'è eccellente. - La esecuzione del Fantasma è stata delle più insigni.
- In una Lettera al canonico Paccazocchi di Recanati (Vienna, 1 luglio 1845), Persiani così ne scrive: "... Questo Pubblico finì per acclamare e portare a cielo il talento di mia moglie, non che la mia Opera 'Il Fantasma' ".
(tratto da: Giacomo Bellucci - "Giuseppe Persiani, operista italiano dell'ottocento" - Tecnostampa Recanati 1980)
Recensione di "Piglia il mondo come viene" di Giuseppe Persiani
(Gazzetta di Firenze - 31 gennaio 1826)
Recensione del "Danao Re d'Argo" di Giuseppe Persiani - SPETTACOLI TEATRALI. Firenze, Teatro della Pergola - Estratto della Gazzetta di Firenze del 16 giugno 1827
Recensione dell' "Inimico generoso" del Maestro del bel canto Giuseppe Persiani
(Gazzetta di Firenze - 26 ottobre 1826)
Recensione dell' "Eufemio di Messina" ovvero "La distruzione di Catania", conosciuto anche come "I Saraceni in Catania" - in: "Teatri, Arti e Letteratura" Bologna 2 agosto 1832
Altra recensione dei Saraceni in Catania, con due sonetti dedicati alla Ungher e a Persiani - in: "Teatri, Arti e Letteratura" Bologna 9 agosto 1832
Recensione sul canto del nuovo astro sopranile Fanny Tacchinardi-Persiani, esibitasi assieme al padre, il celebre tenore Nicola Tacchinardi - in: "Teatri, Arti e Letteratura" - Bologna 20 settembre 1832
G. Duprez sulla "Ines de Castro" di Persiani e la Malibran (in "Souvenirs d'un chanteur" del 1880)
La INES DE CASTRO di Fanny Tacchinardi-Persiani (1836 - 1840) 'raccontata' in alcune recensioni dell'epoca:
"Il Figaro" dell'1-6-1836 - Bologna (Teatro Comunale).
"La sera del 21 corrente fu rappresentato nel Teatro Comunale di Bologna l'Ines di Castro: fu accolto con favore, e va sempre più piacendo. La Tacchinardi e Porto sono il miglior sostegno di quell'Opera, e ne ottengono molti applausi."
"Il Pirata" a. I, n. 97 del 3-6-1836, pag. 388 - Bologna (Teatro Comunale).
"L'Ines di Castro del maestro Persiani mise il colmo ai non ordinarii trionfi della Tacchinardi, di cui certo a Bologna, da quegli intelligenti e conoscitori del vero canto italiano, si parlerà a lungo. Il pubblico l'accompagnò in tutto il corso della rappresentazione colle più vive voci di clamore e di gioja; come non si scordò di distinguere chi la secondava con tanta valentia, il basso Porto e il tenore.
Il 29 dello scorso mese quella compagnia dava fine ai suoi impegni, e si portava dopo a Modena, ove intendeva di prodursi jeri l'altro. Non diciamo che alla Tacchinardi si preparano colà nuove feste, perché il lettore già se lo immagina."
"Il Pirata" a. II, n. 61 del 27-1-1837, pag. 243 - Venezia (Teatro Apollo), la sera del 21.
"L'Ines De Castro ha fatta la sua comparsa. (...)
Atto I. (...) cavatina della Persiani, applaudita e chiamata
Atto III. (...) Aria finale della prima donna, applaudita con una chiamata altrettanto spontanea e solenne al calar della tela. (...)
A noi pare (...), che quando s'è detto essere sempre nel pieno favore dei Veneziani tanto la incomparabile Tacchinardi, come l'applauditissimo Poggi, non siavi d'uopo d'altre parole."
"Il Censore universale dei Teatri" n. 18 del 4-3-1837, da Venezia.
"Uno spartito di merito vero e reale, composto dal maestro Persiani ed eseguito in principalità dalla di lui Moglie, doveva ben avere quel successo che gli si compete per diritto innanzi ad un'udienza tanto amante della buona musica, qual è l'udienza veneziana; e lo ebbe anche il competente successo, perché tutta quest'opera fu ascoltata con molta attenzione e persuasione gustata e la comune attenzione e persuasione si scosse poi e si trasportò al furore per acclamare la Tacchinardi nella sua cavatina, e nella sua grande scena finale (...)"
"La Fama" a. V, del 3-1-1840, pag. 8 - Musica - Teatri Stranieri.
"L'Ines di Castro del maestro Persiani, ottenne ora un successo assai favorevole al Teatro Italiano di Parigi. (...) Quello che importa di farvi intendere è la grazia irresistibile, la suprema abilità, colla quale la signora Persiani canta ed agisce sotto le spoglie della povera Ines: essa è quasi sempre sulla scena, e porta da sola il peso delle più importanti situazioni. Tutto ciò che possiamo dire della Persiani è, ch'ella tocca sempre i confini della perfezione, e non di rado la raggiunge."
"Il Pirata" a. V, n. 54 del 3-1-1840, pag. 224. Parigi (Real Teatro Italiano).
"E' su queste scene comparsa l'Ines de Castro del maestro Persiani. (...) Rubini, Lablache, l'Albertazzi, Morelli; e la moglie del tanto acclamato compositore, l'egregia Fanny, cantarono com'essi soli sanno cantare, e riapparir dovettero, in un col maestro, sul palco. "M.me Persiani", dice un giornal francese, "cette grande cantatrice a eu l'occasion de faire reconnaitre la flexibilité de son talent"."
(da: Saverio Durante - "Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani" - Milano, 1970)
"Il Figaro" dell'1-6-1836 - Bologna (Teatro Comunale).
"La sera del 21 corrente fu rappresentato nel Teatro Comunale di Bologna l'Ines di Castro: fu accolto con favore, e va sempre più piacendo. La Tacchinardi e Porto sono il miglior sostegno di quell'Opera, e ne ottengono molti applausi."
"Il Pirata" a. I, n. 97 del 3-6-1836, pag. 388 - Bologna (Teatro Comunale).
"L'Ines di Castro del maestro Persiani mise il colmo ai non ordinarii trionfi della Tacchinardi, di cui certo a Bologna, da quegli intelligenti e conoscitori del vero canto italiano, si parlerà a lungo. Il pubblico l'accompagnò in tutto il corso della rappresentazione colle più vive voci di clamore e di gioja; come non si scordò di distinguere chi la secondava con tanta valentia, il basso Porto e il tenore.
Il 29 dello scorso mese quella compagnia dava fine ai suoi impegni, e si portava dopo a Modena, ove intendeva di prodursi jeri l'altro. Non diciamo che alla Tacchinardi si preparano colà nuove feste, perché il lettore già se lo immagina."
"Il Pirata" a. II, n. 61 del 27-1-1837, pag. 243 - Venezia (Teatro Apollo), la sera del 21.
"L'Ines De Castro ha fatta la sua comparsa. (...)
Atto I. (...) cavatina della Persiani, applaudita e chiamata
Atto III. (...) Aria finale della prima donna, applaudita con una chiamata altrettanto spontanea e solenne al calar della tela. (...)
A noi pare (...), che quando s'è detto essere sempre nel pieno favore dei Veneziani tanto la incomparabile Tacchinardi, come l'applauditissimo Poggi, non siavi d'uopo d'altre parole."
"Il Censore universale dei Teatri" n. 18 del 4-3-1837, da Venezia.
"Uno spartito di merito vero e reale, composto dal maestro Persiani ed eseguito in principalità dalla di lui Moglie, doveva ben avere quel successo che gli si compete per diritto innanzi ad un'udienza tanto amante della buona musica, qual è l'udienza veneziana; e lo ebbe anche il competente successo, perché tutta quest'opera fu ascoltata con molta attenzione e persuasione gustata e la comune attenzione e persuasione si scosse poi e si trasportò al furore per acclamare la Tacchinardi nella sua cavatina, e nella sua grande scena finale (...)"
"La Fama" a. V, del 3-1-1840, pag. 8 - Musica - Teatri Stranieri.
"L'Ines di Castro del maestro Persiani, ottenne ora un successo assai favorevole al Teatro Italiano di Parigi. (...) Quello che importa di farvi intendere è la grazia irresistibile, la suprema abilità, colla quale la signora Persiani canta ed agisce sotto le spoglie della povera Ines: essa è quasi sempre sulla scena, e porta da sola il peso delle più importanti situazioni. Tutto ciò che possiamo dire della Persiani è, ch'ella tocca sempre i confini della perfezione, e non di rado la raggiunge."
"Il Pirata" a. V, n. 54 del 3-1-1840, pag. 224. Parigi (Real Teatro Italiano).
"E' su queste scene comparsa l'Ines de Castro del maestro Persiani. (...) Rubini, Lablache, l'Albertazzi, Morelli; e la moglie del tanto acclamato compositore, l'egregia Fanny, cantarono com'essi soli sanno cantare, e riapparir dovettero, in un col maestro, sul palco. "M.me Persiani", dice un giornal francese, "cette grande cantatrice a eu l'occasion de faire reconnaitre la flexibilité de son talent"."
(da: Saverio Durante - "Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani" - Milano, 1970)
Teatro Italiano. "Il Fantasma", opera del maestro Persiani :
" (...) Quanto alla famosa Polacca della Persiani, è impossibile dare un'idea dei trasporti eccitati da questo meraviglioso bijou musicale. Tutto il teatro applaudiva con una frenesia che per alcuni minuti minacciava di non potersi trattenere. Questo pezzo, in cui la Persiani fa mostra di sì stupendi prodigi di vocalizzazione, solo basterebbe a fare la fortuna d'un'opera. (...) "
(in: "Gazzetta Musicale di Milano" - Domenica 16 febbraio 1845 - "NOTIZIE")
" (...) Quanto alla famosa Polacca della Persiani, è impossibile dare un'idea dei trasporti eccitati da questo meraviglioso bijou musicale. Tutto il teatro applaudiva con una frenesia che per alcuni minuti minacciava di non potersi trattenere. Questo pezzo, in cui la Persiani fa mostra di sì stupendi prodigi di vocalizzazione, solo basterebbe a fare la fortuna d'un'opera. (...) "
(in: "Gazzetta Musicale di Milano" - Domenica 16 febbraio 1845 - "NOTIZIE")
Nella sezione finale del "Semanario pintoresco español" del 2 agosto 1846 la messa in scena a Madrid (il 25 luglio) della sua ultima opera rappresentata "L'orfana savoiarda" riceve una dura ed ingiustificata critica:
"En el teatro del Circo se ha puesto en escena la Huérfana Saboyana, ópera tan falta de gracia y de gusto (...)"
(...) con la "Ines de Castro" che si presentò sulle scene del S. Carlo di Napoli nel carnevale 1835 l'arte e la fama del maestro toccarono le vette del successo. I giornali napoletani portarono alle stelle l'opera e i cantanti, i quali a dire il vero, erano di straordinario valore e rispondevano ai nomi di Maria Malibran, Luigi Duprez e Porto, per citare i principali; l'entusiasmo del pubblico fu così generoso che la polizia dovette ordinare che "si smettessero quelle frequenti chiamate che stancavano le signore e i signori della Corte".
"L'Ines fece il giro delle scene italiane, e comparve dove intera, dove in parte, anche in quelle del teatro straniero". Il Radiciotti, che così si esprime, dà un elenco dei teatri, circa quaranta, nei quali l'opera fu rappresentata sino all'anno 1843.
Eccoli per ordine cronologico: Napoli (S. Carlo), Ancona (Muse), Lucca, Palermo (S. Carolino), Genova (Carlo Felice), Roma (Apollo), Firenze (Alfieri), Bologna (Comunale), Padova, Modena, Trieste, Piacenza, Venezia (Fenice), Torino (Regio), Milano (Scala), Corfù, Zante, Lugo, Rovigo, Brescia, Ferrara, Pisa, Rimini, Bologna (Comunale), Faenza, Siena, Iesi, Parma, Parigi (Teatro Italiano), Padova, Macerata, Londra (Teatro Italiano), Assisi, Parigi (Teatro Italiano), Città di Castello, Pesaro, Arezzo, Catania, Ferrara, Forlì, Firenze (Teatro Piazza Vecchia).
Il secondo teatro che rappresentò la "Ines" fu quello delle Muse di Ancona, ove affluirono molti recanatesi che riportarono in patria l'eco delle intusiastiche accoglienze anconetane, dopo di che la rappresentanza municipale espresse i sentimenti di ammirazione dell'intera cittadinanza, e il Persiani fu acclamato, per la prima volta, nella sua città natale.
"I recanatesi, accorsi in folla furono allora non solamente dilettati dagli incanti di quella musica; ma inondati altresì da soavissima compiacenza per la gloria del loro egregio concittadino. Si adoperarono ad esprimere in alcuna guisa i loro sentimenti con delle stampe che si divulgarono a suo onore. La Società del Casino lo fece socio onorario e la Magistratura, a nome della popolazione, gli significò sentimenti di ammirazione, di onore e di compiacimento colla lettera delli 27 maggio 1835." (Antonio Bravi - "Reminescenze recanatesi")
Fatto strano però, che né questa né altre opere del concittadino mai furono presentate in Recanati, nonostante che in quel periodo e negli anni successivi le scene del nostro teatro risuonarono, attraverso innumerevoli recite, delle melodie del Rossini, del Bellini, del Donizetti, del Verdi e di altri musicisti minori. Eppure l'estro del Persiani coglieva allori sui principali teatri italiani e stranieri!
Ma poiché la "Ines de Castro" è opera di grande effetto, e pur risentendo dell'epoca in cui venne scritta, vi sono pagine stupende e melodie "che strapperebbero gli applausi anche ai giorni nostri", non è lecito formulare l'augurio che il teatro che s'intitola al Persiani possa risuonare delle sue armonie che si rinnovano nel tempo e negli applausi freschi e generosi di questa generazione?
Parigi, Viennna, Londra, Madrid, Pietroburgo sono le tappe che percorrono le opere del Persiani e l'arte squisita della Fanny Tacchinardi sua eletta consorte, soprano ricercato e acclamato nei principali teatri d'Europa. Solo attraverso queste tappe di fatica e di gloria, la soddisfazione e l'agiatezza vengono a lenire la travagliata esistenza del Maestro, che al colmo della sua rinomanza si vede ricercato, accarezzato, onorato.
La città natale gli concede il titolo di Patrizio Recanatese. Tolentino lo aggrega alla Accademia Filelfica, la Corte di Vienna gli elargisce il titolo di Cavaliere; Firenze, Napoli, Recanati lo invitano a prendere stabile dimora entro le proprie mura.
Come risponde il Persiani a tante sollecitazioni?
Ripensando alle sofferenze della prima giovinezza, alla noncuranza quasi generale che lo aveva accompagnato attraverso la sua contrastata carriera, un'accorata costatazione dovette affiorare alla sua mente e la penna tradusse fedelmente la pena interiore di un'anima sensibile e generosa. "Un tempo" - così leggiamo in una lettera diretta al canonico Paccazocchi di Recanati - "non doveva esistere un palmo di terreno per sostenermi, tutti negavano di avermi conosciuto: ed ora le premure e le affezioni, devono essere tante da rendermi infelice?".
Incongruenze della vita, instabilità del carattere umano, ironia della sorte?
La storia è piena di siffatti riscontri!...
Certo sì è che il Persiani non seppe mai decidersi a ritornare in patria; e così lo scrupolo di non far torto a nessuna delle città a cui era debitore di qualche beneficio, non si tramutò mai in un peso della sua coscienza.
"A Recanati devo la vita;" - continua la citata lettera - " a Napoli il mio sapere; a Firenze la difesa del mio onore; a Vienna il grado di appartenere alla Augusta Casa; a Parigi ciò che posseggo. Tutti questi non hanno risparmiato preghiere, e quindi affetti, ed in fine rimproveri, onde costringermi ad una decisione. Ma come potrei essere grato ad una sola, quando Iddio ha voluto che la mia vita fosse affidata a più di una madre? Italia tutta non sa, che Firenze mi aperse le braccia, e che adempì scrupolosamente ai doveri di madre, abbenché io non le fossi figlio!... Io rispetto ed amo tutti quei luoghi ai quali sono debitore di qualche beneficio; ma... non aspirerei (nello stato di agitazione in cui sono) scegliere la mia dimora che in sei palmi di terra ombreggiata da un cipresso, e la patria in quel luogo dove si riuniscono i giusti, dove non vi sono tiranni, dove la sempiterna luce rischiara i felici abitatori che eternamente vi soggiornano".
Ho creduto opportuno trascrivere questo brano di lettera, perché mi sembra che Persiani, indugiandosi quasi con compiacenza, abbia voluto dettare il suo testamento morale, nel pieno giorno della sua vita e del suo intelletto, mentre si trovava a Vienna, nel luglio del 1845, ove quel pubblico innalzava al cielo "il talento della moglie" e la sua opera "il Fantasma", che già aveva avuto un felice debutto al Teatro Italiano di Parigi nel dicembre 1843.
Presa stabile dimora in terra di Francia, il nostro concittadino vi trascorse gli ultimi anni della sua vita in una meritata agiatezza, e il 13 agosto 1869, all'età di settanta anni, si spense a Neully sur Seine, a due chilometri da Parigi, ove i coniugi Persiani da qualche tempo si erano ritirati a vita privata.
Strana coincidenza! Un anno prima a Passy, antico sobborgo della stessa Parigi, aveva cessato di vivere un altro grande marchigiano, Gioacchino Rossini, che trasferitosi in Francia sina dal 1824 era subito salito nel firmamento dei più alti geni musicali.
Si saranno mai incontrati i due conterranei, i quali, volontari esuli in terre straniere, onoravano con la stessa arte la loro Patria, che iniziava allora la sua ascensione verso la propria unità e la propria indipendenza?
Nessuna traccia abbiamo nelle poche lettere del Persiani, a noi pervenute, data la modestia e la riservatezza del nostro concittadino. Ma nulla ci vieta di credere che la notorietà dei due Maestri ricercati e acclamati nella capitale francese per le loro opere che vi si rappresentarono, abbia favorito un qualche loro incontro, e per la reciproca stima e per la nostalgia della comune patria marchigiana bagnata dallo stesso mare e illuminata dello stesso cielo.
[da: Celso Minestroni - "Commemorazione del concittadino Giuseppe Persiani, musicista (1799 - 1869) nel I° centenario della morte" - Recanati, 1969]
APPENDICE - su Fanny Tacchinardi-Persiani
Molti Tratti di canto o Cadenze, praticati da alcuni cantanti celebri
2 Cadenze cantate dalla Persiani, nelle quali si nota che nel suo canto ella puntava ad acuti e sopracuti più che alle note basse, inoltre il tipo di scrittura indica uno stile più virtuosisticamente acrobatico, pieno di salti, che espressivo
(da: G. L. Duprez - L'ARTE DEL CANTO, 1845)
Per un ulteriore approfondimento su Giuseppe Persiani e Fanny Tacchinardi-Persiani, rimandiamo a questo esaustivo articolo precedentemente pubblicato sul blog di Belcanto Italiano --> https://belcantoitaliano.blogspot.com/2017/02/la-riscoperta-del-belcanto-italiano-dei.html
"L'Ines fece il giro delle scene italiane, e comparve dove intera, dove in parte, anche in quelle del teatro straniero". Il Radiciotti, che così si esprime, dà un elenco dei teatri, circa quaranta, nei quali l'opera fu rappresentata sino all'anno 1843.
Eccoli per ordine cronologico: Napoli (S. Carlo), Ancona (Muse), Lucca, Palermo (S. Carolino), Genova (Carlo Felice), Roma (Apollo), Firenze (Alfieri), Bologna (Comunale), Padova, Modena, Trieste, Piacenza, Venezia (Fenice), Torino (Regio), Milano (Scala), Corfù, Zante, Lugo, Rovigo, Brescia, Ferrara, Pisa, Rimini, Bologna (Comunale), Faenza, Siena, Iesi, Parma, Parigi (Teatro Italiano), Padova, Macerata, Londra (Teatro Italiano), Assisi, Parigi (Teatro Italiano), Città di Castello, Pesaro, Arezzo, Catania, Ferrara, Forlì, Firenze (Teatro Piazza Vecchia).
Il secondo teatro che rappresentò la "Ines" fu quello delle Muse di Ancona, ove affluirono molti recanatesi che riportarono in patria l'eco delle intusiastiche accoglienze anconetane, dopo di che la rappresentanza municipale espresse i sentimenti di ammirazione dell'intera cittadinanza, e il Persiani fu acclamato, per la prima volta, nella sua città natale.
"I recanatesi, accorsi in folla furono allora non solamente dilettati dagli incanti di quella musica; ma inondati altresì da soavissima compiacenza per la gloria del loro egregio concittadino. Si adoperarono ad esprimere in alcuna guisa i loro sentimenti con delle stampe che si divulgarono a suo onore. La Società del Casino lo fece socio onorario e la Magistratura, a nome della popolazione, gli significò sentimenti di ammirazione, di onore e di compiacimento colla lettera delli 27 maggio 1835." (Antonio Bravi - "Reminescenze recanatesi")
Fatto strano però, che né questa né altre opere del concittadino mai furono presentate in Recanati, nonostante che in quel periodo e negli anni successivi le scene del nostro teatro risuonarono, attraverso innumerevoli recite, delle melodie del Rossini, del Bellini, del Donizetti, del Verdi e di altri musicisti minori. Eppure l'estro del Persiani coglieva allori sui principali teatri italiani e stranieri!
Ma poiché la "Ines de Castro" è opera di grande effetto, e pur risentendo dell'epoca in cui venne scritta, vi sono pagine stupende e melodie "che strapperebbero gli applausi anche ai giorni nostri", non è lecito formulare l'augurio che il teatro che s'intitola al Persiani possa risuonare delle sue armonie che si rinnovano nel tempo e negli applausi freschi e generosi di questa generazione?
Parigi, Viennna, Londra, Madrid, Pietroburgo sono le tappe che percorrono le opere del Persiani e l'arte squisita della Fanny Tacchinardi sua eletta consorte, soprano ricercato e acclamato nei principali teatri d'Europa. Solo attraverso queste tappe di fatica e di gloria, la soddisfazione e l'agiatezza vengono a lenire la travagliata esistenza del Maestro, che al colmo della sua rinomanza si vede ricercato, accarezzato, onorato.
La città natale gli concede il titolo di Patrizio Recanatese. Tolentino lo aggrega alla Accademia Filelfica, la Corte di Vienna gli elargisce il titolo di Cavaliere; Firenze, Napoli, Recanati lo invitano a prendere stabile dimora entro le proprie mura.
Come risponde il Persiani a tante sollecitazioni?
Ripensando alle sofferenze della prima giovinezza, alla noncuranza quasi generale che lo aveva accompagnato attraverso la sua contrastata carriera, un'accorata costatazione dovette affiorare alla sua mente e la penna tradusse fedelmente la pena interiore di un'anima sensibile e generosa. "Un tempo" - così leggiamo in una lettera diretta al canonico Paccazocchi di Recanati - "non doveva esistere un palmo di terreno per sostenermi, tutti negavano di avermi conosciuto: ed ora le premure e le affezioni, devono essere tante da rendermi infelice?".
Incongruenze della vita, instabilità del carattere umano, ironia della sorte?
La storia è piena di siffatti riscontri!...
Certo sì è che il Persiani non seppe mai decidersi a ritornare in patria; e così lo scrupolo di non far torto a nessuna delle città a cui era debitore di qualche beneficio, non si tramutò mai in un peso della sua coscienza.
"A Recanati devo la vita;" - continua la citata lettera - " a Napoli il mio sapere; a Firenze la difesa del mio onore; a Vienna il grado di appartenere alla Augusta Casa; a Parigi ciò che posseggo. Tutti questi non hanno risparmiato preghiere, e quindi affetti, ed in fine rimproveri, onde costringermi ad una decisione. Ma come potrei essere grato ad una sola, quando Iddio ha voluto che la mia vita fosse affidata a più di una madre? Italia tutta non sa, che Firenze mi aperse le braccia, e che adempì scrupolosamente ai doveri di madre, abbenché io non le fossi figlio!... Io rispetto ed amo tutti quei luoghi ai quali sono debitore di qualche beneficio; ma... non aspirerei (nello stato di agitazione in cui sono) scegliere la mia dimora che in sei palmi di terra ombreggiata da un cipresso, e la patria in quel luogo dove si riuniscono i giusti, dove non vi sono tiranni, dove la sempiterna luce rischiara i felici abitatori che eternamente vi soggiornano".
Ho creduto opportuno trascrivere questo brano di lettera, perché mi sembra che Persiani, indugiandosi quasi con compiacenza, abbia voluto dettare il suo testamento morale, nel pieno giorno della sua vita e del suo intelletto, mentre si trovava a Vienna, nel luglio del 1845, ove quel pubblico innalzava al cielo "il talento della moglie" e la sua opera "il Fantasma", che già aveva avuto un felice debutto al Teatro Italiano di Parigi nel dicembre 1843.
Presa stabile dimora in terra di Francia, il nostro concittadino vi trascorse gli ultimi anni della sua vita in una meritata agiatezza, e il 13 agosto 1869, all'età di settanta anni, si spense a Neully sur Seine, a due chilometri da Parigi, ove i coniugi Persiani da qualche tempo si erano ritirati a vita privata.
Strana coincidenza! Un anno prima a Passy, antico sobborgo della stessa Parigi, aveva cessato di vivere un altro grande marchigiano, Gioacchino Rossini, che trasferitosi in Francia sina dal 1824 era subito salito nel firmamento dei più alti geni musicali.
Si saranno mai incontrati i due conterranei, i quali, volontari esuli in terre straniere, onoravano con la stessa arte la loro Patria, che iniziava allora la sua ascensione verso la propria unità e la propria indipendenza?
Nessuna traccia abbiamo nelle poche lettere del Persiani, a noi pervenute, data la modestia e la riservatezza del nostro concittadino. Ma nulla ci vieta di credere che la notorietà dei due Maestri ricercati e acclamati nella capitale francese per le loro opere che vi si rappresentarono, abbia favorito un qualche loro incontro, e per la reciproca stima e per la nostalgia della comune patria marchigiana bagnata dallo stesso mare e illuminata dello stesso cielo.
[da: Celso Minestroni - "Commemorazione del concittadino Giuseppe Persiani, musicista (1799 - 1869) nel I° centenario della morte" - Recanati, 1969]
APPENDICE - su Fanny Tacchinardi-Persiani
Niccolò Tacchinardi e due sue figlie, Luisa e Francesca, si esibiscono al Teatro di Pisa il 26 agosto 1825
(Gazzetta di Firenze. Martedì 30 agosto 1825)
N.B. : Il 5 agosto 1829, in S. Simone a Firenze, Persiani sposò Francesca Felicita Maria Tacchinardi, detta Fanny, figlia terzogenita di Nicola e futuro celebre soprano.
(Gazzetta di Firenze. Martedì 30 agosto 1825)
N.B. : Il 5 agosto 1829, in S. Simone a Firenze, Persiani sposò Francesca Felicita Maria Tacchinardi, detta Fanny, figlia terzogenita di Nicola e futuro celebre soprano.
All'Esimia Cantatrice Signora FANNY TACCHINARDI PERSIANI, che con sommo plauso sostiene la parte di prima Donna assoluta nell'I. e R. Teatro degli Accademici Avvalorati di Livorno nell'Estate dell'anno 1832.
SONETTO
"Alma gentil che sì profondi in core
Di chi t'ascolta, e vede imprimer sai
Amore ed odio, e quanti affetti e guai
L'umana vita aspergon di dolore!
Lieta la Patria a te plauso ed onore
In questo dì comparte, e ognor sarai
Diletta a questo suolo, ove non mai
E' vano il merto, e la virtù non muore.
Felice te, che sul fiorir degli anni
A non orrevol men che dura meta
Di gloria sol bramosa alzasti i vanni!
Ben dritto egli è che lodi e gloria mieta
Rara virtude, e de' tuoi studj, e affanni
In cor superba andar tu debba e lieta."
(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 20 settembre 1832 - Album Teatrale)
SONETTO
"Alma gentil che sì profondi in core
Di chi t'ascolta, e vede imprimer sai
Amore ed odio, e quanti affetti e guai
L'umana vita aspergon di dolore!
Lieta la Patria a te plauso ed onore
In questo dì comparte, e ognor sarai
Diletta a questo suolo, ove non mai
E' vano il merto, e la virtù non muore.
Felice te, che sul fiorir degli anni
A non orrevol men che dura meta
Di gloria sol bramosa alzasti i vanni!
Ben dritto egli è che lodi e gloria mieta
Rara virtude, e de' tuoi studj, e affanni
In cor superba andar tu debba e lieta."
(in: "TEATRI, ARTI E LETTERATURA" - Bologna, 20 settembre 1832 - Album Teatrale)
Il
6 aprile 1836, Alessandro Lanari, "appaltatore teatrale", scriveva a
Giuseppe Berti, presidente agli spettacoli alla Fenice :
«Il primo ed unico movente che mi ha fatto risolvere ad accudire all’appalto del loro Gran Teatro fu la sicurezza di poter possedere l’impareggiabile artista Sig.ra Fanny Tacchinardi Persiani da tutti gli appaltatori ritenuta la prima artista che esista dopo la Malibran, e tale dichiarata dalla stessa professione, non tanto facile a transigere e donare ad altri il primato; una tal prova ne ha data al R. Teatro S. Carlo in Napoli, e quando questa non agiva, i disordini erano soventi, e l’appalto si trovò obbligato a transigere con altra artista per una riduzione di recite, onde aumentarle alla Tacchinardi, delizia di quel pubblico.
Una delle prove poi più convincenti è l’entusiasmo che quest’artista desta presentemente in Bologna nell’opera "La sonnambula" sostenendo il confronto della somma fra le artiste: della Malibran! costringendo a mandare indietro gli spettatori tutte le sere. L’esempio che Ella saviamente mi porta trovandomi l’eccezione sul volume della sua voce, calcolando da quando nei suoi principij s’intese nel suo teatro, sarebbe ragionevolissimo, per chi non sa che la sua voce d’allora è adesso aumentata del triplo, come del triplo è aumentata in azione ed arte. Per il volume della voce l’esempio di S. Carlo in Napoli parmi possa essere sufficiente. In quanto all’esempio dell’ "Eufemio" per il M° Persiani, mi permetta di sovvenirle prima di tutto le circostanze. [Con] una Pasta, che si aveva e che il pubblico a tutti i costi voleva sentire, […] come poteva sostenersi un’opera con la Del Sere, la Carobbi, o Curioni? A Napoli, ove con ragione si giudicano i maestri, Persiani fu giudicato nella sua "Ines", e nel suo "Danao" riformato, uno dei primi maestri e di fatto, se si eccettua Donizetti, è il migliore che abbiamo. […] Circa la distinta dei spettacoli che Ella desidera, non è tanto facile il potercela dare su due piedi, perché è pur necessario, per il bene della cosa, consultarmi con gli artisti. Per prima opera nuova per Venezia, si potrebbe scegliere fra la "Lucia di Lammermoor" di Donizetti scritta per la Tacchinardi, Duprez, Cosselli e Porto, il "Danao" e l’ "Ines de Castro" di Persiani, sentito che Ella avrà l’esito di Bologna ove fra giorni li daranno tutti due, l’ "Ugo di Parigi" del M° Donizetti, e il "Marino Faliero" del med.° se sarà approvato dalla direzione, e che sto concertando ora.»
«Il primo ed unico movente che mi ha fatto risolvere ad accudire all’appalto del loro Gran Teatro fu la sicurezza di poter possedere l’impareggiabile artista Sig.ra Fanny Tacchinardi Persiani da tutti gli appaltatori ritenuta la prima artista che esista dopo la Malibran, e tale dichiarata dalla stessa professione, non tanto facile a transigere e donare ad altri il primato; una tal prova ne ha data al R. Teatro S. Carlo in Napoli, e quando questa non agiva, i disordini erano soventi, e l’appalto si trovò obbligato a transigere con altra artista per una riduzione di recite, onde aumentarle alla Tacchinardi, delizia di quel pubblico.
Una delle prove poi più convincenti è l’entusiasmo che quest’artista desta presentemente in Bologna nell’opera "La sonnambula" sostenendo il confronto della somma fra le artiste: della Malibran! costringendo a mandare indietro gli spettatori tutte le sere. L’esempio che Ella saviamente mi porta trovandomi l’eccezione sul volume della sua voce, calcolando da quando nei suoi principij s’intese nel suo teatro, sarebbe ragionevolissimo, per chi non sa che la sua voce d’allora è adesso aumentata del triplo, come del triplo è aumentata in azione ed arte. Per il volume della voce l’esempio di S. Carlo in Napoli parmi possa essere sufficiente. In quanto all’esempio dell’ "Eufemio" per il M° Persiani, mi permetta di sovvenirle prima di tutto le circostanze. [Con] una Pasta, che si aveva e che il pubblico a tutti i costi voleva sentire, […] come poteva sostenersi un’opera con la Del Sere, la Carobbi, o Curioni? A Napoli, ove con ragione si giudicano i maestri, Persiani fu giudicato nella sua "Ines", e nel suo "Danao" riformato, uno dei primi maestri e di fatto, se si eccettua Donizetti, è il migliore che abbiamo. […] Circa la distinta dei spettacoli che Ella desidera, non è tanto facile il potercela dare su due piedi, perché è pur necessario, per il bene della cosa, consultarmi con gli artisti. Per prima opera nuova per Venezia, si potrebbe scegliere fra la "Lucia di Lammermoor" di Donizetti scritta per la Tacchinardi, Duprez, Cosselli e Porto, il "Danao" e l’ "Ines de Castro" di Persiani, sentito che Ella avrà l’esito di Bologna ove fra giorni li daranno tutti due, l’ "Ugo di Parigi" del M° Donizetti, e il "Marino Faliero" del med.° se sarà approvato dalla direzione, e che sto concertando ora.»
With
regard to the vocal artists of Her Majesty's Theatre, the best method
of showing either the strength or the defects of the establishment of
1839, will be to place the names of the artists, and their respective
positions, according to the formal arrangement of an operatic
prospectus, such as would be most intelligible to "Italian" frequenters
of a lyric theatre.
PRIME DONNE ASSOLUTE
Soprani.
Grisi
Persiani
Contralti.
Pauline Garcia
PRIMI TENORI ASSOLUTI.
Rubini
Mario
PRIMI BASSI ASSOLUTI.
Lablache
Tamburini
F. Lablache
(etc.)
Tamburini, Lablache, Grisi, and Persiani, are admirable in their respective characters. (...) Tamburini is excellent; Lablache matchless; Persiani enchanting
(DON GIOVANNI)
Of Grisi, Persiani, Tamburini, and Lablache, it will be sufficient to say that more perfect representatives of "Susanna", of the "Countess Almaviva", of the "Count", and of "Figaro", could scarcely be found in any part of the world.
(LE NOZZE DI FIGARO)
Madame Persiani first demands notice, the highly-finished "Adina" of Naples, and of our own metropolis. She has immortalized the heroine of “La Sonnambula,” of which Malibran, in this country, made a most extravagant caricature, wofully perverting her exalted talent. Madame Persiani can hardly be expected to rival Malibran in the character of "Adina", a character which Malibran had immortalized, as she has that of "Desdemona", in the same city, and in the same vast theatre-La Scala. The "Adina" of Madame Persiani is, not withstanding, a most highly-finished performance, indeed a faultless one. It is to be lamented that she omitted the second part of her final air, “Prendi per me sei libero,” and substituted a composition of Pacini. At the same time, it must be allowed that the substituted air is one of great merit, and that the execution of it was admirable.
(L'ELISIR D'AMORE)
Persiani is a most perfect "Matilda"; Rubini, as "Arnoldo", united energy to highly-finished execution. F. Lablache deserves the highest praise as "Walter Furst";—that character which Levasseur created, and still continues to represent to an admiring audience in a neighbouring capital. Ernesta Grisi, Giubilei, Morelli (and even Tati, "in this instance") deserve to be favourably mentioned. Lablache has on this occasion, if possible, "surpassed himself". In vain might Italy attempt to find his equal. Great and powerful representatives of this character Italy can furnish, in an array of commanding strength: but it is impossible to name a single artist who could successfully vie with Lablache, if the voices of the best-informed judges are to be the only test. Salvatori, Ronconi, Barhoillet, Cosselli, Badiali, Coletti, Balzar, are great names; — "but Lablache is a greater".
(GUGLIELMO TELL)
“Scaramuccia,” among Ricci's works, should occupy a prominent position among the occasional comic operas produced in future seasons. “Il Disertore per Amore” might well be added; the character of the heroine having been expressly written for Madame Persiani, by whom it was admirably sustained at Naples.
Lablache, Rubini, and Persiani, it is to be hoped, will ever remain as fixtures in the establishment. (...)
Pauline Garcia ought to have been mentioned as one, who, together with Persiani, Rubini, and Lablache, may well remain a permanent, perpetual member of the establishment.
“Il Disertore per Amore” would present Madame Persiani to the audience in a character which she created at Naples, and sustained triumphantly.
(from: "The Italian Opera in 1839, its latest improvements and existing defects" - London, Novello 1840)
PRIME DONNE ASSOLUTE
Soprani.
Grisi
Persiani
Contralti.
Pauline Garcia
PRIMI TENORI ASSOLUTI.
Rubini
Mario
PRIMI BASSI ASSOLUTI.
Lablache
Tamburini
F. Lablache
(etc.)
Tamburini, Lablache, Grisi, and Persiani, are admirable in their respective characters. (...) Tamburini is excellent; Lablache matchless; Persiani enchanting
(DON GIOVANNI)
Of Grisi, Persiani, Tamburini, and Lablache, it will be sufficient to say that more perfect representatives of "Susanna", of the "Countess Almaviva", of the "Count", and of "Figaro", could scarcely be found in any part of the world.
(LE NOZZE DI FIGARO)
Madame Persiani first demands notice, the highly-finished "Adina" of Naples, and of our own metropolis. She has immortalized the heroine of “La Sonnambula,” of which Malibran, in this country, made a most extravagant caricature, wofully perverting her exalted talent. Madame Persiani can hardly be expected to rival Malibran in the character of "Adina", a character which Malibran had immortalized, as she has that of "Desdemona", in the same city, and in the same vast theatre-La Scala. The "Adina" of Madame Persiani is, not withstanding, a most highly-finished performance, indeed a faultless one. It is to be lamented that she omitted the second part of her final air, “Prendi per me sei libero,” and substituted a composition of Pacini. At the same time, it must be allowed that the substituted air is one of great merit, and that the execution of it was admirable.
(L'ELISIR D'AMORE)
Persiani is a most perfect "Matilda"; Rubini, as "Arnoldo", united energy to highly-finished execution. F. Lablache deserves the highest praise as "Walter Furst";—that character which Levasseur created, and still continues to represent to an admiring audience in a neighbouring capital. Ernesta Grisi, Giubilei, Morelli (and even Tati, "in this instance") deserve to be favourably mentioned. Lablache has on this occasion, if possible, "surpassed himself". In vain might Italy attempt to find his equal. Great and powerful representatives of this character Italy can furnish, in an array of commanding strength: but it is impossible to name a single artist who could successfully vie with Lablache, if the voices of the best-informed judges are to be the only test. Salvatori, Ronconi, Barhoillet, Cosselli, Badiali, Coletti, Balzar, are great names; — "but Lablache is a greater".
(GUGLIELMO TELL)
“Scaramuccia,” among Ricci's works, should occupy a prominent position among the occasional comic operas produced in future seasons. “Il Disertore per Amore” might well be added; the character of the heroine having been expressly written for Madame Persiani, by whom it was admirably sustained at Naples.
Lablache, Rubini, and Persiani, it is to be hoped, will ever remain as fixtures in the establishment. (...)
Pauline Garcia ought to have been mentioned as one, who, together with Persiani, Rubini, and Lablache, may well remain a permanent, perpetual member of the establishment.
“Il Disertore per Amore” would present Madame Persiani to the audience in a character which she created at Naples, and sustained triumphantly.
(from: "The Italian Opera in 1839, its latest improvements and existing defects" - London, Novello 1840)
Elenco dei più celebri cantanti che fiorirono nell'epoca in cui scrissero i maestri Rossini, Bellini, Donizetti 1800-1870, in cui viene nominata anche la Tacchinardi-Persiani
Molti Tratti di canto o Cadenze, praticati da alcuni cantanti celebri
2 Cadenze cantate dalla Persiani, nelle quali si nota che nel suo canto ella puntava ad acuti e sopracuti più che alle note basse, inoltre il tipo di scrittura indica uno stile più virtuosisticamente acrobatico, pieno di salti, che espressivo
(da: G. L. Duprez - L'ARTE DEL CANTO, 1845)
Per un ulteriore approfondimento su Giuseppe Persiani e Fanny Tacchinardi-Persiani, rimandiamo a questo esaustivo articolo precedentemente pubblicato sul blog di Belcanto Italiano --> https://belcantoitaliano.blogspot.com/2017/02/la-riscoperta-del-belcanto-italiano-dei.html
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