Il "misto" di Gigli nella testimonianza di Lauri Volpi
Cari
lettori, oggi vi regaliamo una significativa testimonianza del grande
Tenore Giacomo Lauri - Volpi che racconta come testimone diretto di
quale splendore vocale fu capace Gigli nella sua intelligentissima ed
accurata gestione della voce tenorile.
Buona lettura e un caro saluto dal Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano di Recanati, intitolato proprio a Beniamino e Rina Gigli, che ho l'onore di presiedere
M° Mattia Peli
<<Al
Metropolitan alternavo il lavoro con altri elementi della mia corda. In
un Teatro, dove il coro italiano cantava, oltre che nella propria
lingua, in inglese, in francese e in tedesco, partecipando a dieci
rappresentazioni settimanali di opere diverse, gli artisti delle varie
classi vocali eran numerosi.
Fra
i tenori eccellevano Martinelli, Gigli, Chamlee, Tokatyan, Melchior,
Jagel e Laubenthal con vari repertori (...) Gigli superò se stesso nella
"Marta", opera che Flotow sembra abbia scritta per lui. Andai ad udirlo
in una giornata bianchissima di neve, trionfatrice del pulviscolo nero
vomitato dagli infiniti comignoli. I clamori del traffico giungevano
smorzati, quasi spenti, scivolando i veicoli silenziosi sulla coltre
soffice.
La
recita vespertina del classico sabato teatrale newyorchese aveva
richiamato gran folla. Gigli cantò con leggerezza di voce, facilità
d'emissioni e castigatezza di stile tutta la sua parte e non tentò,
seguendo predilezioni invalse nel canto dozzinale d'innumerevoli
mediocrità, le effusioni lagrimogene dei centri rigonfi a completo
detrimento dei suoi acuti.
Il
piano di Caruso, che alcuni vogliono imitare, scaturiva dall'anima nel
suono, libero da singhiozzi, e permeava l'intera gamma vocale, dal "do
basso" al "si naturale" acuto, perfetta di colore, di calore, di
ampiezza e di omogeneità. Gigli nella "Marta" trovò il misto, che è
ammesso anche dai classici del canto, non come sistema ma per eccezione
in determinate esigenze di espressione cromatica.
Il
misto è affine alla mezza-voce e alla voce, non mutando il colore dei
suoni per quanto alleggeriti e smorzati. Il falsetto, di cui abusa la
scuola francese, è invece un'altra voce nella voce, specie quando il
tenore l'adopera nella regione acuta, in cui assume la tonalità tipica
dei suoni femminili. Il tenore, in altri termini, per una metamorfosi
strabiliante, si trasforma in soprano; il maschio diventa femmina.
Il
Coro della Cappella Sistina, non permettendo la Chiesa l'inclusione di
soprani donne nella falange polifonica del canto sacro, accettò in altri
tempi la collaborazione di cantori evirati per le parti di soprano e
mezzo soprano, ma affidò sempre ai tenori, dal tipico timbro chiaro e
brillante, le parti relative, in modo da ottenere l'impasto dei timbri e
dei colori nelle esecuzioni sacre. Tale plastica dei varii suoni non si
potrebbe, a fil di logica, conseguire, se i tenori cantassero in
falsetto nei complessi vocali, che per l'intonazione mistica dei brani e
la religiosità del luogo potrebbero anche tollerarlo. Chi potrà
indulgere a una tecnica di canto, basata sul "falsetto" come agevole
metodo di ipotetico risparmio nell'economia dei suoni, in pieno campo
melodrammatico, in cui il canto è "pathos" lirico, è azione cantata?
(...)
Tornando
al misto, Gigli nella "Marta" seppe astenersi dai suoni equivoci e dare
la esatta misura del suo valore di cantante esperto. Lo udii, poi,
nell' "Elisir d'amore". La melodia donizettiana domanda stile castigato,
corretto, nobile né più, né meno che il "Don Giovanni" di Mozart.
La
"vis comica" scaturisce dalla situazione, non dalla puerilità grottesca
dell'attitudine scenica, specie se Nemorino non può ostentare un
aspetto avvenente. La voce deve cantare come uno strumento docile nelle
mani di un virtuoso.
Schipa,
da me udito al vecchio Costanzi di Roma, oggi Teatro Reale, non sortì
dalla natura un organo dalle ampie risonanze e dai suoni preziosi.
Cionondimeno, creò un Nemorino musicale, armonioso, stilistico entro la
linea di un'interpretazione scenica sobria e convincente, che lo rese
famoso in tutte le platee del mondo. (...) Nemorino non è un istrione; è
una povera anima incompresa, una umile natura inquieta, sospettosa
insieme e credula nella sua ingenuità di villano timoroso e timido.
Gigli nel confronto delle due edizioni di "Elisir d'amore" guadagnò per
bellezza ed armoniosità di voce (...)
Comunque
ambedue le edizioni mi fecero ammirare le virtù degli artisti
italianissimi, che seguirono le tradizioni del "bel canto" nel senso
migliore della parola, vale a dire nel concetto di elevata compostezza
lineare e di sincerità emotiva in cui il virtuosismo non tradisce
l'espressione del pensiero.>>
Un impegno durato anni, fatto di studio attento e ricerche storiche e filologiche sulla problematica pratica di tecnica vocale e interpretazione.
Sono tante le domande arrivate, da ogni parte del mondo: "Qual è la migliore respirazione nel canto lirico?" - "Perché non riesco a fare gli acuti?" - "Come faccio le note di petto?" - "Dove posso trovare materiale sulla rassegna stampa di Beniamino Gigli?" - e molte altre ancora. E' sorta quindi spontanea l'esigenza di codificare tanta richiesta su un supporto di facile e veloce consultazione, che tolga una volta per tutte via la patina di vecchio e di mistero che sembra aleggiare attorno a tutto quello che è l'Opera lirica italiana e che, in definitiva, la sta solo uccidendo per interessi tutt'altro che culturali.
Cantare bene è molto più semplice che cantare male e forse oggi pochi lo sanno, ma il percorso di studio dev'essere fatto a regola d'arte; e proprio oggi è arrivato un importante comunicato del nipote di Beniamino Gigli che ha visionato il primo numero de "Il giornale del Belcanto Italiano ®, dando il suo diretto assenso e aggiungendo di scrivere chiaramente nella presentazione del nostro intenso lavoro questo suo messaggio, pregandomi anche di renderlo pubblico: "La famiglia Gigli autorizza Astrea Amaduzzi nello svolgere la sua attivita di insegnante di canto perché convinta della qualità della sua scuola. Beniamino Gigli"
Il Dott. Gigli, pur non essendo musicista di professione, è un grande appassionato
di Opera e ci ha detto più di una volta di aver ascoltato dal vivo
tanti grandi Cantanti che frequentavano casa
Gigli, e poi naturalmente anche a teatro. Con grande soddisfazione ha scritto per me un bel documento che oggi condivido con i miei lettori:
"Cari
amici cantanti se avete problemi di canto irritazione alle corde
vocali, non vi dò medicina ma vi dico di ascoltare Astrea Amaduzzi un
soprano dalla tecnica vocale sopraffina
Beniamino Gigli, Roma, 10/1/ 2016"
Una tale conferma non può che rendere felice me e tutto il gruppo di lavoro di Belcanto Italiano ®.
del nostro giornale digitale, completamente gratuito e disponibile in tutto il mondo
La sua pubblicazione è nata dalla sinergia di intenti tra il "Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano ® di Recanati Beniamino e Rina Gigli", dalla storica Associazione "Beniamino Gigli" di Recanati e da Belcanto Italiano ® che ha sede a Ravenna.
Non mi resta che augurarvi buona lettura delle nostre rubriche e dei nostri articoli:
"I Gigli del Belcanto, o sia storia e tradizione della tecnica vocale Italiana"
"Le basi fondamentali del Canto Lirico: LA RESPIRAZIONE"
"La tecnica vocale spiegata da Rosa Ponselle"
"Lauri-Volpi sul funzionamento pratico della respirazione diaframmatico costale"
"Audizioni" e "Masterclass".
Un cordiale saluto e buon Belcanto Italiano a tutti!
Le Associazioni "Beniamini Gigli", il Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano ® "Beniamino e Rina Gigli" di Recanati e "Belcanto Italiano ®" di Ravenna sono lieti di invitarvi al Concerto "Buon Compleanno Beniamino Gigli!".
Il Concerto percorrerà il filo conduttore delle opere di repertorio di Beniamino e Rina Gigli, in un crescendo di emozionante maestria nella conduzione del fraseggio e dell'interpretazione.
Gli interpreti, il Soprano Lirico di Coloratura Astrea Amaduzzi, e il Direttore d'orchestra e Pianista Mattia Peli proporranno un programma in autentico stile belcantistico ricco di perle di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini e Mascagni, omaggiando in particolar modo nell'occasione anche il soprano Rina Gigli della quale ricorrono quest'anno i cento anni dalla nascita.
Condurrà la serata la sapiente presentazione di Pierluca Trucchia, Presidente dell'Associazione "B.Gigli" di Recanati.
Vi aspettiamo dal 6 al 21 marzo 2016 per un fantastico appuntamento dedicato all'Opera Italiana nelle terre di Beniamino Gigli.
Si selezionano:
- 10 Cantanti e 2 Pianisti (partecipanti effettivi)
- 5 Uditori (Cantanti o Pianisti)
per un laboratorio tecnico, stilistico e interpretativo su Lucia di Lammermoor, La Traviata, La Bohème.
Il corso, della durata di 16 giorni, si articolerà nello studio approfondito di Arie e Scene d'insieme, sia dal punto di vista tecnico e interpretativo che della prassi esecutiva e scenica.
Il laboratorio si svolgerà a Recanati nei locali del Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano "Beniamino e Rina Gigli", al Teatro Persiani, nell'Aula Magna del Comune con il Pianoforte di Beniamino Gigli e al Teatro "La Rondinella di Montefano.
Gli Allievi saranno sempre in costantemente guidati dai Docenti del Corso, il M° Astrea Amaduzzi, Soprano Lirico di Coloratura, Docente di Tecnica Vocale ed esperta nella prassi esecutiva Belcantistica, e dal Maestro Mattia Peli, Direttore d'orchestra, Pianista e Compositore.
Pierluca Trucchia, Presidente dell'Associazione "Beniamino Gigli" di Recanati guiderà invece i partecipanti alla scoperta dei luoghi gigliani e curerà una visita al Museo Gigli di Recanati.
A insindacabile giudizio dei Docenti, a fine corso, gli Allievi ritenuti idonei parteciperanno all'allestimento dell'Opera "La Traviata" di Giuseppe Verdi e i migliori saranno scritturati per un grande Concerto Internazionale estivo retribuito dedicato al Belcanto Italiano.
A ciascun Allievo effettivo sarà chiesta un contributo di partecipazione di 22 Euro giornalieri.
L'intero ricavato sarà devoluto all'Associazione Gigli per l'organizzazione delle numerose iniziative Culturali in collaborazione con il CISBI, Centro internazionale di Studi per il Belcanto Italiano.
e "L'Ambasciatore del Bel Canto Italiano nel mondo"!
Nella ridente cittadina marchigiana di Recanati, ove era nato il sommo poeta Giacomo Leopardi, così come il compositore d'opera Giuseppe Persiani al quale è intitolato il Teatro della città, nel quartiere di Castelnuovo, nacque pure Beniamino Gigli, un ragazzetto destinato, per doti innate e per grande studio vocale, a divenire Artista principale del Metropolitan di New York ed uno dei più grandi tenori della prima metà del Novecento; e, sempre a Recanati, sua figlia Rina, dopo una vita di teatro d'opera come soprano, avrebbe poi vissuto per molti anni.
Dopo i primi anni d'esperienza nella sua lunga carriera, già verso la fine degli anni Trenta, Gigli veniva considerato un artista eccelso ed un cantante "belcantista", come possiamo vedere da una dedica del compositore Cilea al tenore recanatese, ormai celebre mondialmente:
<<Al sommo Gigli,
che la potenza della voce sa piegare alla soavità del bel canto italiano, tutta la mia ammirazione e tutta la mia gratitudine per aver dato a "Gloria" fulgente vita.>>
Francesco Cilea - Roma, 15 gennaio 1938
15 Gennaio 1938 - Ripresa nel Teatro Reale dell'Opera di Roma di "Gloria", dramma lirico (2° versione) in 3 atti di Francesco Cilea, libretto di Arturo Colautti, dirige Oliviero De Fabritiis, maestro del coro Giuseppe Conca, regia di Marcello Govoni, scenografia di Pietro Aschieri e Alfredo Furiga {soprani Maria Caniglia (Gloria) e Edmea Limberti (senese), tenore Beniamino Gigli (Lionetto Fortebrando), baritoni Armando Borgioli (Bardo) e Tito Gobbi (banditore, bassi Giulio Tomei (Aquilante) e Ernesto Dominici (vescovo)}
In questo filmato degli anni Quaranta, egli viene definito: "SIGNORE DEL BEL CANTO" !
Lo stesso Gigli, nella sua Lezione Introduttiva di Londra, nel 1946, parlava del Bel Canto, in questi termini:
<<Tutti i celebri cantanti del passato, non italiani, come Sims Reeves, Charles Santley, Emma Albani, Marcella Sembrich, Nelli Melba, Victor Maurel, Marcel Journet, Dinh Gilly, ed altri, non solo erano ben al corrente della lingua italiana ma sapevano per esperienza che le cosiddette vocali italiane A, E, I, O, U (o meglio, le cinque vocali come concepite e pronunciate dagli italiani) costituiscono la "vera base" della voce e del canto, cioè, del Bel Canto. (...) Un buon cantante italiano - un prodotto della vera Scuola, l'unica e sola, "parla" come canta, per quanto riguarda le suddette cinque vocali pure e fluide, che per ragioni di convenienza sono chiamate italiane, o classiche, ma che di fatto si trovano praticamente in ogni lingua dei popoli civilizzati e non civilizzati, sebbene non sempre, o potremmo dire raramente, se non per niente, con la medesima purezza di forma, colori e accentuazione nota all'italiano.
Anch'io condivido l'opinione che il buon canto deve essere basato sulle 5 vocali a, e, i, o, u, nella loro forma più pura, e nelle modificazioni di queste.>>
In seguito, nella Masterclass di Gigli a Vienna del 1955, ecco altri suoi illuminanti insegnamenti e dimostrazioni pratiche del Bel Canto:
"Loro hanno sette vocali...voi, tedeschi, o inglesi o americani non avete le 5 vocali per il canto come ce l'ha l'Italia: "A", "E", "I", "O", "U". Noi facciamo...sulla STESSA POSIZIONE, noi dobbiamo fare le 5 vocali; e vi do un esempio pratico: (canta, vocalizzando "a-e-i-o-u"). Come avete visto e sentito io non ho mosso né gola...non ho mosso nulla. E' nella POSIZIONE che io ho fatto le 5 vocali. (...) Se voi dovete studiare il canto, e potrei dire anche, lasciatemelo dire...il BEL CANTO ITALIANO, bisogna che vi portate necessariamente a imparare le 5 vocali e metterle, le 5 vocali, sulla stessa posizione."
Infine, nelle sue "Memorie" (1957), con alle spalle una vita di canto nei principali teatri, auditori, chiese, piazze e luoghi d'Italia e del mondo, ecco le sue fondamentali raccomandazioni alle generazioni future della lirica:
<<Per certi giovani cantanti d'oggigiorno, sei anni di studio possono sembrare molto lunghi, pure ancor oggi io penso che siano stati necessari. Provo sempre una estrema gratitudine per i vari insegnanti che non hanno soltanto educato la mia voce, ma mi hanno anche appreso la pazienza. Sulle prime, avevo creduto che un paio di anni o tre sarebbero bastati, ma non appena il mio tirocinio cominciò sul serio e secondo le regole, presi a rendermi conto che non sarebbe bastata un'intera vita per imparate tutto quello che c'era da imparare. Ora che mi sono ritirato dalle scene, mi viene spesso chiesto che ne pensi del futuro del ''bel canto''. Ho una risposta appena : dipende dalla volontà di lavorare sodo. Ogni generazione avrà la sua parte di voci che si staccano dalle altre : ma, a meno che i giovani allievi non siano preparati ad affrontare sei o sette anni di esercizio, il ''bel canto'' andrà in declino.>>
Ed ancora:
<<Sento di dover raccomandare a tutti i giovani cantanti: siate perseveranti nel vostro studio. Abbiate il coraggio di rimandare il vostro debutto fin che non sarete realmente preparati. Non fate, ve ne prego, che la tradizione del "bel canto" intristisca e svanisca. (...) Donizetti è più difficile da cantare che non Puccini (...) Il 5 ottobre 1916, al Teatro Ristori di Verona, aggiunsi una settima opera alla mia collana, che già stava accrescendosi regolarmente. Di nuovo Donizetti: "Lucia di Lammermoor". (...) Durante tutta la prima rappresentazione dovetti sforzarmi di risparmiare abbastanza fiato per il "Tu che a Dio..." lo avevo provato e riprovato molte volte, ma è un canto estremamente difficile ed estenuante (...) Un cantante la cui voce sia mediocre, la cui tecnica sia tutt'altro che impeccabile, riescirà ciononostante assai spesso a ingannare il suo pubblico con un'opera di Puccini, e ad arrivare alla fine guadagnandosi per soprammercato degli applausi. Cantanti di tal fatta ci penserebbero però due volte prima di arrischiarsi con la musica di Donizetti che mette spietatamente a nudo le vere possibilità di ognuno. (...) Le parti di Donizetti sono delle parti schiettamente liriche, piegate all'imperio della melodia, alle "arie", alle "cavatine", alle "cabalette", ai lenti "legati". Esigono sicurezza di respiro e sicurezza di tono; esigono facilità ed equilibrio d'emissione: le prime e fondamentali esigenze, si ricordi, delle esercitazioni vocali. Il fatto rimane che molti cantanti, oggigiorno, si avventurano nella loro carriera quando sono ancora lontani, molto lontani dall'aver assoluta padronanza di questi requisiti basilari.>>
Una particolare testimonianza poi è quella di Michelangelo Verso, uno degli allievi di Gigli, sul bel canto e l'importanza del "capitale vocale":
<<Mentre cantavo l'aria "A te o cara" dei Puritani, a piena voce, anche perché il pianista suonava troppo forte, Gigli c'interruppe dicendo al pianista: "Devo sentire a Lei, come pianista, o devo sentire il Tenore, e allora La prego di accompagnare il cantante e di rispettare i piani come segnati nello spartito perché altrimenti costringerebbe il cantante a forzare e spingere la voce e non potrebbe dare espressione di belcanto".
Poi, come esempio, Gigli seduto nella sua poltrona, cantò con la massima facilità, la frase più acuta "se ramme-e-e-nto" volendomi dimostrare come si emette un Do# con la facilità e il belcanto
che lui solo aveva, dandoci così una grande emozione da rimanere sbalorditi.
Poi mi disse: "Tu vuoi cantare solo per una sera, o per tutta la vita?"
"Pensa di cantare con l'interesse e non con il tuo capitale" e allora io mi sono permesso di chiedere una spiegazione più dettagliata. Lui mi spiegò in poche parole che l'interesse sarebbe la tecnica, l'intelligenza, la musicalità e la facoltà di sapersi risparmiare per poter cantare professionalmente e per poter fare anche una carriera duratura, mentre il capitale sarebbe la propria salute in genere e specialmente quella delle corde vocali, e bisogna saper usare bene la giusta tecnica di emissione assieme alla respirazione diaframmatica, cantando sul fiato e sulla parola, appoggiando in maschera senza usare suoni gutturali e nasali.>>
Nella sua carriera artistica, quella ufficiale che comincia nel 1914 con il debutto di Rovigo, Beniamino Gigli cantò in almeno 4000 spettacoli importanti, tra recite e concerti. Egli, nell'arco di ben 41 anni di carriera, cantò in almeno 40 paesi di 4 continenti, in circa 300 città del mondo e in oltre 400 città e paesi d'Italia.
Su "La Domenica del Corriere" del 15 dicembre 1957, a sole due settimane dalla scomparsa, Gigli viene definito "L'AMBASCIATORE DEL BEL CANTO ITALIANO NEL MONDO" !!!
Ma la sua lezione e la sua eredità belcantistica non termina con la sua scomparsa, continua infatti tramite i suoi insegnamenti lasciati per iscritto ed in forma orale, oltre che con il suo esempio pratico canoro, che sopravvive a tutt'oggi nel ricordo vivo delle tantissime persone che l'hanno ascoltato nel sue interpretazioni dal vivo e, per tutti gli altri, nelle sue registrazioni "live" e in studio che non cessano ancora oggi nel 2015 di sorprendere e commuovere...
...così come continua attraverso la figlia Rina Gigli, soprano lirico, e moglie del basso Plinio Clabassi, che cantò ed interpretò ben 35 ruoli lungo una carriera, durata ben 35 anni tra Italia ed estero!
Il Soprano Rina Gigli
Qui vediamo una foto di Beniamino Gigli con speciale dedica alla figlia Rina: <<Alla mia Rina, perché seguiti a tenere alto il "Bel Canto" dei Gigli - Papà 1947>>
...e continua, per mezzo di quegli artisti lirici che portano avanti la vera Arte e la vera Musica e che tramandano, attraverso le proprie performance pubbliche e per mezzo dell'insegnamento didattico a decine e decine di giovani italiani e stranieri, la tradizione vocale dell'antica tecnica belcantistica italiana e lo straordinario patrimonio della nostra Opera Italiana, amata in tutto il mondo!
Ecco alcune storiche registrazioni audio e video di Beniamino e Rina Gigli:
A Recanati, terra che ha dato natali a personaggi italiani tra i più illustri, tra i quali colossi come il poeta Giacomo Leopardi, il tenore Beniamino Gigli così come il compositore Giuseppe Persiani, nasce oggi 4 novembre 2015 il "Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano ® Beniamino e Rina Gigli".
Il Centro è accolto dai migliori auspici e gode del patrocinio del Comune di Recanati, da sempre estremamente sensibile all'Opera italiana, di quello dell'Associazione "Beniamino Gigli" e del supporto dell'Associazione "Belcanto Italiano ®", con sede a Ravenna, ma operativa sia a livello nazionale che internazionale; si pone l'obiettivo di coordinare ricerche e attività sulla migliore Scuola Belcantistica Italiana.
Le ricerche storico - filologiche saranno poi applicate praticamente a seminari intensivi di formazione artistica e professionale per voci provenienti da tutto il mondo, a studenti sia professionisti che principianti desiderosi di apprendere la migliore tradizione della tecnica vocale italiana, di cui Beniamino Gigli, celeberrimo Tenore e sua figlia Rina, Soprano dalla splendida voce, sono stati tra i più importanti rappresentanti a livello mondiale.
Il Centro Internazionale di Studi per il Belcanto Italiano ® di Recanati, vede la figura del suo presidente nel Maestro Mattia Peli, raffinato musicista ed attento ricercatore musicale che ha dimostrato il suo valido eclettismo sviluppando la propria arte tra la Direzione d'orchestra, il Pianoforte, il Violino e la Composizione.
Alla sua fondazione, il Centro Internazionale di Studi vede già la partecipazione attiva di Cantanti provenienti da Italia, Stati Uniti e Brasile, diventando da subito un valido punto di riferimento nel panorama operistico mondiale. A Recanati "libiam ne' lieti calici", nel nome del meraviglioso Belcanto Italiano!