La figura di Giuseppe Persiani nelle lettere e nei documenti dell'Ottocento (a cura di Mattia Peli)
Gli anni recanatesi
Antonio Bravi (in "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pagg. 88-89) narra che a Giuseppe Persiani, in tenera età, forse di quattro o cinque anni, "cui per pochezza ed esilità di membra, malamente il braccio e la mano avrebbero potuto acconciarsi a violino comune, se ne adattava uno di piccolissima forma, tenuto al collo per una fettuccia, e sorrettagli al manico da un apposito ordigno mobile basato sul pavimento. E per attemperare la istruzione alla sua bambina intelligenza, le figure delle note musicali, pargoleggiando quasi quel buon genitore, gliene presentava nell'opportuna stagione in tante ciliegie, che insieme servivano prima a studio, e poscia a premio."
Ancor bambino, continua il Bravi, Persiani "faceva suo frequente trastullo rigare carte a musica, iscrivervi delle note e pregar poi le sorelle perchè eseguissero collo strumento quell'informe imbratto, ch'egli diceva la sua composizione; e quando si vedeva messo da loro a beffa ed a gioco, istizzito soleva ad esse ripetere: e pure un giorno si avranno a suonare nel mondo le mie note."
Il periodo napoletano
Dal 1820 al 1823, vivendo nel Collegio di San Pietro a Majella e svolgendo il compito di suonatore nell'orchestra del Teatro San Carlo, Persiani ebbe l'opportunità di conoscere coetanei e musicisti già affermati, quali Rossini, Bellini e Donizetti. Persiani così scrive alle sorelle:
"La mia applicazione è la musica, la mia abitazione è il Collegio Reale; lì mangio, lì dormo, lì faccio tutto. Non sono alunno, perchè il mantenimento fu levato; ma godo tutti i privilegi. Il nostro Rettore non dice altro che: il mio Persiani è l'esemplare del Collegio, tanto per Religione, quanto per onestà e talento. Ciò non mi conveniva di dirlo; ma per farvi capaci della mia condotta, e poi la verità ho esposto, niente più.
La mia situazione è mezza piazza al Teatro di San Carlo; chè a forza di tanti esami ne ho ottenuta mezza: tre sere a me, e altre tre sere conviene suonare: io passo quel poco al Collegio e Loro mi governano. Sono stato fatto maestro della seconda classe; ma con questi tempi la paga è andata a monte: tutto per onore. Sappiate che una guerra fulminante minaccia le nostre contrade: Oh Dio che disgrazie!"
[G. Persiani - Lettera IV, in "Il Casanostra 1888", A. XXXIII, pagg. 39-40, Recanati 1887]
Maestro di Cappella nel nord della Puglia
In una lettera di Persiani del 15 novembre 1823, da Cerignola, così scriveva, rivelando il motivo della scelta di non seguire a Vienna il Rossini:
"Il cuore mi diceva lo stato poco soffribile delle sorelle, e perciò mi risolsi con mio dispiacere partire dalla capitale. (...) Per loro riguardo ho ricusato di partire con una nobile famiglia per la Sardegna; per loro non sono andato col Signor Rossini mio maestro presso Vienna; per loro sono rimasto errando per il Regno, per ritrovare questa situazione che mi sto fabbricando."
[G. Persiani - Lettera V, in "Il Casanostra 1888", A. XXXIII, pag. 40, Recanati 1887]
Ma non è da escludere che possa averlo indotto alla scelta di Cerignola anche il desiderio di affermare il suo talento di compositore, come sostiene il Bravi:
"Frattanto stanziatosi per qualche anno in carica di Maestro di Cappella in Cerignola, vi dava opera con amore a delle musiche ecclesiastiche. Ma non potendo a questo modo chiudere il suo avvenire, se ne andava incontro a nuovi stenti; e per quanto essi gli imprunassero la via, non però cadeva di animo, e si appigliava a dei partiti, che quantunque vantaggiosi nel presente, gli avrebbero potuto frodare l'adempimento delle sue brame. Il perchè ricusava di andare con illustre famiglia nella Sardegna, si rifiutò di seguire il sig. Rossini a Vienna; ed in quella vece si tenne ramingo per varie città del Regno e del resto d'Italia, aspettando il destro di far suonare primariamente il suo nome." (A. Bravi - "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pagg. 91-92)
Il debutto positivo come operista
Già con la sua prima opera lirica, rappresentata al teatro La Pergola di Firenze nel 1826, Persiani ebbe una lusinghiera accoglienza di pubblico e di critica, tanto che fu invitato a comporre subito un'altra opera per il medesimo teatro. In una lettera, così egli riferisce:
"Ecco che tutti mi bramano, ecco che l'impresario ha pagato i miei debiti e mi ha fatto tutto ciò che mi era necessario, ancorchè non ne fosse obbligato.., io ho due richieste, o di rescrivere qui o a Parma; ma ognuno vorrebbe abusare, sapendo le mie vicende; ma io mi sosterrò più che potrò, e chiederò un'anticipazione... Non possiedo che trenta paoli che mi dette l'Impresario pel caffè, per le lettere ed altro. L'Impresario vorrebbe farmi cascare; ma meno di duecento scudi non posso, perchè devorifarmi di 'Piglia il mondo come viene' scritto gratis."
[G. Persiani - Lettera VI, in "Il Casanostra 1888", A. XXXIII, pag. 41, Recanati 1887]
Persiani e Leopardi
Giacomo Leopardi scrive alla sorella Paolina:
"1827, 7 luglio, Firenze.
. . . . . . L'entusiasmo destato da Persiani è verissimo. Ho sentito parecchi intendenti e dilettanti dire che Persiani è un genio straordinario. Tutti ne dicono gran bene, anche per riguardo al suo carattere e alla sua gran probità! Si racconta che l'inverno passato, non avendo danari e non volendo defraudar l'oste che l'albergasse, passò più notti 'à la belle étoile'. Mi avevano detto che dopo la buona riuscita di quest'opera ('il Danao') era stato scritturato per comporre a Napoli; ma l'altra sera la Spada di Macerata, maritata qui nel Colonnello Palagi, mi assicurò che ha pattuito di scriver qui altre due Opere dentro un anno, per ottocento scudi. Il bello è, che quando si impegnò a scrivere il Danao, il patto fu che se l'Opera non piaceva al pubblico, l'impresario non l'avrebbe pagato. Io non sono stato a sentirla, perchè i miei occhi in teatro patiscono troppo..."
In occasione del "Danao", la Società del Casino di Recanati gli invia una lettera di congratulazioni. La cittadinanza recanatese è commossa dall'eco delle lodi prodigate a Persiani per il "Danao": "sembrava un sogno che quel povero suonatore di violino, vagante per l'Italia in cerca di pane, fosse ad un tratto divenuto un compositore di grido."
(G. Radiciotti - "Teatro, musica e musicisti a Recanati", pag. 119 - Recanati, 1905)
La svolta della "Ines de Castro", ovvero il suo capolavoro che lo rese celebre in Italia e all'estero
Nella primavera del 1835, quando il Teatro delle Muse di Ancona, dopo il San Carlo di Napoli, rappresentò la "Ines de Castro", molti recanatesi affluirono nella città dorica e riportarono nel proprio paese l'eco delle entusiastiche accoglienze anconetane.
La società del Casino di Recanati lo nominò Socio Onorario; il Municipio gli manifestò sentimenti di ammirazione e di compiacimento, cui Persiani rispose con una lettera.
Persiani alla Magistratura di Recanati :
"1835, 22 giugno, Napoli
Signori, – Se il mio povero ingegno, affinato alla scuola della sventura, mi fruttò qualche plauso sulle scene d'Italia, fortunata imitatrice dell'armonia dei cieli; se furono largamente compensati i miei sudori, niun compenso al certo, niun plauso giunse così grato al mio cuore, quanto le acclamazioni della nostra patria comune, a me sempre dilettissima madre. Voi dunque che la rappresentate sì degnamente, accettate i miei tributi di viva gratitudine; mentre io, confortato dal sorriso della sua lode, cercherò di aggiungere alle poche frondi di alloro che già colsi, cercherò di aggiungerne tante, da formare un serto, non già per coronarne la mia fronte, ma per deporlo ai suoi piedi bagnato delle soavi lagrime della riconoscenza.
Di Voi, illustri Signori,
Servitore D.mo
GIUSEPPE PERSIANI."
Paolina Leopardi a Marianna Brighenti, Bologna :
"1835, 29 luglio, Recanati.
. . . . . Mi domandi se ho relazione con Persiani. Io non l'ho veduto che una volta sola mentre dirigeva l'orchestra nel nostro teatro, e da che è partito di Recanati non vi è più tornato. Non gli siamo né meno parenti, chè egli è di onesta ma bassa condizione. Ha due sorelle, le quali lavorano per vivere, dilettanti di musica anch'esse . . . . Quando leggo nei fogli relazione dei 'bei fatti' di lui, lo faccio sapere loro, ma posso dire di conoscerle appena."
I gloriosi anni all'estero (Parigi e Londra)
Nel 1837 Persiani si trasferì in Francia, soprattutto perchè si prospettavano condizioni di lavoro vantaggiose per la moglie Fanny Tacchinardi-Persiani:
"non potendo la mia consorte sopportare le fatiche teatrali d'Italia, accettai con sollecitudine l'offerta di Parigi e Londra; perchè le fatiche erano minori e il guadagno maggiore."
Ma anch'egli ne trasse profitto, poichè gli era più facile far rappresentare sue opere all'estero, al seguito della moglie:
"lasciai l'Italia, onde innalzare il già intrapreso edifizio della mia situazione, e quella dei più cari parenti."
[G. Persiani - Lettera a don Giovanni Paccazocchi, Brighton 16 settembre 1844, in: A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 112]
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Madame Persiani as Ines de Castro, dated 1840 |
"A Recanati devo la vita; a Napoli il mio sapere; a Firenze la difesa del mio onore; a Vienna il grado di appartenere alla Augusta Casa; a Parigi ciò che posseggo. Tutti questi non hanno risparmiato preghiere, e quindi affetti, ed in fine rimproveri, onde costringermi ad una decisione. Ma come potrei essere grato ad una sola, quando Iddio ha voluto che la mia vita fosse affidata a più di una madre? Italia tutta non sa, che Firenze mi aperse le braccia, e che adempì scrupolosamente ai doveri di madre, abbenché io non le fossi figlio!... Io rispetto ed amo tutti quei luoghi ai quali sono debitore di qualche beneficio; ma... non aspirerei (nello stato di agitazione in cui sono) scegliere la mia dimora che in sei palmi di terra ombreggiata da un cipresso, e la patria in quel luogo dove si riuniscono i giusti, dove non vi sono tiranni, dove la sempiterna luce rischiara i felici abitatori che eternamente vi soggiornano."
[da una lettera di Giuseppe Persiani - diretta al canonico Paccazocchi di Recanati - scritta a Vienna nel luglio 1845]
Nell'aprile del 1855 il Municipio di Recanati lo ascrisse al patriziato della città. Nel relativo diploma, si diceva tra l'altro :
"Per aver tu sortito i natali in questo luogo, o prestantissimo uomo, non fu poco lo splendore ed il compiacimento che ridondò alla patria nostra, dalle doti dell'ingegno e dalle virtù dell'animo onde sei nobilmente arricchito. Nessuno per fermo dei tuoi concittadini ignora che il nome tuo sino da più anni qua e colà si spande gloriosissimo per le lingue degli uomini; poichè a te fu conceduto guadagnarti cospicuo seggio fra i maestri dell'arte musicale anche i più eccellenti di questa età. Noi sappiamo ben qual giudizio i periti abbiano dato della scienza singolare che tu possiedi delle leggi dell'Armonia, e quale altissimo conto abbiano fatto delle Opere musicali per te composte coloro cui fu dato gustarle in Firenze, a Napoli, a Parigi, a Vienna, a Madrid, a Londra, a Pietroburgo ed altrove. E mentre destavi ammirazione nell'animo di tanti, non potè certo accadere che i cuori dei Recanatesi non fossero giocondi al di sopra degli altri da somma letizia. Ed è per questo che quante furono le lodi e gli applausi che hai ottenuto da ogni parte per le tue armoniose note nei teatri più illustri d'Europa, altrettante e più furono le voci di gioia sul labbro, e le compiacenze nei cuori dei tuoi concittadini siccome quelli che sanno bene in qual grado con la eccellenza dell'arte tu congiunga meravigliosa costanza e virtù di animo, mercè cui hai potuto sostenere e vincere ogni vicenda di fortuna."
(in: A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 102)
Persiani, rispondendo da Parigi al Gonfaloniere di Recanati, così scriveva :
"Più del titolo di patrizio recanatese, il quale può senza dubbio accendere l'emulazione, ed il più nobile orgoglio, in uomini più di me capaci e più degni di essere insigniti, m'è cara la certezza che i miei Compaesani non hanno dimenticato l'uomo e l'artista, che anche in mezzo alle più dolorose vicissitudini, come in seno alle gioie, non ha cessato un istante di pensare alla sua terra natale, che fin dalla sua prima gioventù si vide costretto d'abbandonare.
Mi chiamo adunque fortunato se qualche scintilla di quell'estro, che Iddio m'ha concesso, ha potuto gettar qualche luce sul povero mio nome, e renderlo degno della stima e dell'affezione de' miei dilettissimi Concittadini; unico e vero scopo delle mie intenzioni. E se mai accadesse che la mia Musa taciturna dovesse tentare un ultimo volo, il mio pensiero, dopo quello della universale famiglia italiana, sarebbe di rendermi vieppiù accetto all'illustre Municipio di Recanati, che mi fa tanto onore, ed a cui mi veggo fin d'ora legato coi vincoli della più sentita riconoscenza."
[G. Persiani - in: A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 103]
Il compositore
Ferdinando Lauretti, membro della Cappella di Loreto, che aveva avuto una parte di buffo nell'opera prima di Persiani, il 26 gennaio 1826 scriveva da Firenze al recanatese Effizio Paoletti, diffondendo così a Recanati la notizia del successo ottenuto al teatro La Pergola. Ecco il suo giudizio:
"Credo mio indispensabile dovere di prevenirvi che la seconda Opera di questo nostro imperiale e regio teatro della Pergola, e che porta per titolo: 'Piglia il mondo come viene', è stata appositamente scritta per noi dal Sig. Maestro Persiani da Recanati, vostro concittadino. Vi dirò che detta Opera ha fatto furore, perchè scritta con molta profondità e del tutto nuova. Una grande Sinfonia, veramente bella, una gaia introduzione, e tutti i pezzi scelti: un magnifico e grandioso finale; e particolarmente la stretta, tagliata in grande. Nel secondo atto una eccellente introduzione, un bellissimo duetto di noi due buffi, e un sublimissimo sestetto, tirato con una maestria senza pari; e finalmente tutti gli altri pezzi scelti. Il giovane Maestro venne chiamato sulla scena da un numeroso popolo accorso in folla al teatro: noi tutti applauditi. Ritenete dunque una musica scelta, profonda, di gusto originale..." Ed il Lauretti, che non era l'ultimo arrivato in fatto di musica, sostiene ancora che, sebbene Persiani sia ancora molto giovane, ha le qualità per affermarsi come grande musicista:
"gloriatevi che la vostra Patria avrà tra poco anch'essa il suo Capo d'Opera."
("Il Casanostra 1888", A, XXXIII, Recanati 1887, Lettera VII, pagg. 42-43)
Il giornale "La Fama", riprendendo un articolo di un giornale francese, così scrive in merito al capolavoro di Persiani, la "Ines de Castro" presentata al Teatro Italiano di Parigi la sera del 24 dicembre 1839 ed accolta con grande entusiasmo:
"La musica del maestro Persiani respira tutta un cotal sentimento di malinconia che non è privo di vaghezza: tuttavolta si desidererebbe qua e là la maggior energia; se il maestro Persiani avesse scritto quest'opera per il pubblico parigino, certo ei l'avrebbe composta in diversa maniera. Nullameno, tal quale essa è giustifica pienamente il successo ottenuto a Parigi e quelli riportati in Italia. L'Ines de Castro diverrà in breve la prediletta del pubblico, e piglierà cittadinanza francese a lato delle più riputate opere italiane. Essa aha confermato la fama del maestro e quella dei cantanti."
("La Fama", A.V, 3 gennaio 1840, pag.8)
Il Bravi, quando Persiani aveva smesso da poco di comporre musiche operistiche, ma era molto vivo il ricordo dei suoi successi, scriveva:
"Quando ci han detto che la strumentatura di lui è semplice ed egregia; che la musica è piena di verità e sempre adattata alla situazione che dipinge; che egli ha piacevolmente stupefatto il mondo con la opposizione della semplicità alla forza; io son pago a credere non abbisognarne più parole, perchè ci sia dato rilevare in lui i caratteri del genio, e del genio italiano."
(A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 99)
Il critico francese Pougin in un articolo scritto in occasione della scomparsa di Persiani, affermava:
"Persiani era un uomo di talento, scriveva bene e conosceva tutte le risorse della sua arte..."
(A. Pougin - "France Musicale" n.34, Parigi 22 agosto 1869, pag. 264)
Clemente Benedettucci, nel 1884 pubblicando un catalogo di persone di cultura recanatesi, confronta Persiani con Leopardi e sostiene che è un grande figlio di Recanati, una gloria "parallela a quella del Leopardi":
"Se la poesia addita in Recanati un suo gran figlio, vuole additarlo anche la Musica; e parmi giustizia che si tenga pari memoria tra noi dei due cigni recanatesi (mi si passi la metafora) che contemporaneamente facevano echeggiare per l'Europa la sublimità dei loro canti. Le due arti sorelle dovrebbero avere ognuna il suo monumento in Recanati."
(C. Benedettucci - Biblioteca recanatese, Recanati 1884, pag. 105)
Come scrive Giovanni Tebaldini, maestro di Cappella a Loreto, Persiani fu favorito dalla collaborazione di interpreti spesso di valore, che contribuirono ad esaltare il valore delle sue opere:
"Chè se da un lato il doversi misurare con la forza trionfante di Rossini, di Bellini e di Donizetti, creava al Persiani, innanzi al pubblico, una posizione assai difficile, per lo contrario il concorso di artisti valenti e di grido, quali, la Grisi, la Malibran e la sua diletta sposa Fanny Tacchinardi, il suocero Nicola Tacchinardi, Rubini, Duprez, Donzelli, Lablache, Mario de Candia e Ronconi, lo collocavano in un posto assai privilegiato, e da molti fors'anche invidiato."
(G. Tebaldini - "G. Persiani e F. Tacchinardi", in: Rivista Musicale Italiana, vol. XII, Torino 1905, pag. 583)
L'uomo
Il famoso tenore Nicola Tacchinardi, padre e maestro di canto della figlia Fanny, rivela l'onestà e la sua modestia:
"Il Maestro Persiani, persona onestissima sotto qualunque rapporto, ha un pensare filosofico, che lo rende indifferente a qualunque elogio gli venisse diretto."
(N. Tacchinardi, Lettera a Rosa Persiani del 9 giugno 1846, in: A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 108)
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Fanny nei panni di Zerlina, nel Don Giovanni di Mozart - Londra 28 giugno 1838 |
L'attaccamento alla famiglia fu uno dei cardini della sua vita. Il Bravi, che conosceva la famiglia Persiani ed era un estimatore del musicista recanatese, afferma che "negli affetti di padre, di marito, di fratello e di congiunto ebbe quella profondità di cuore onde egli in modo mirabilmente sublime traeva l'armonia delle sue note." (A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 109)
Ed ancora, asserisce che: "Nella illibatezza dei costumi, e nel sincero attaccamento alle dottrine ed alle pratiche della Religione parve uomo degno di altre età."
(A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 109, nota 22)
Persiani ebbe forza di volontà, tenacia e costanza di propositi, tanto che non si è lasciato abbattere dalle difficoltà, dagli ostacoli e dalle sventure, e tanto da poter affermare: "La Provvidenza mi ha dotato di una complessione fortissima, ed io resistevo agli insulti della fortuna, come lo scoglio sfida le onde più terribili."
[G. Persiani - in: A. Bravi, "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pag. 113]
Il Benedettucci mette a confronto l'uomo Persiani con l'uomo Leopardi, esaltando il primo:
"Infelici ambedue questi grandi genii nostri della prima metà del secolo XIX, Leopardi e Persiani, l'uno si abbandonò allo sconforto e amaramente il cantò, l'altro sorretto dalla speranza, ne tradusse la soavità nelle sue stupende armonie. «io che leggeva scritto (così trovasi in una delle lettere del Persiani) nella vela (della sua barchetta allegorica) religione e coraggio, seguitai l'intrapreso viaggio della mia penosa vita.» E Leopardi che nella sua vela non legge più 'Religione', non vi legge neppure più 'coraggio'. E la sua vita s'infranse a metà."
(C. Benedettucci - Biblioteca recanatese, Recanati 1884, pagg. 106-107)
Il Tebaldini afferma abbastanza giustamente che la storia "può e deve ricordare che egli possedette il genio della bontà, il genio del sacrificio, della virtù e dell'amore e che, per le aspre vicende da lui attraversate senza un rimpianto, senza un lamento che non fosse da uomo forte, Giuseppe Persiani merita di essere additato quale vigoroso esempio di rettitudine a tutti coloro che le battaglie della vita si preparano virilmente a combattere."
(G. Tebaldini - "G. Persiani e F. Tacchinardi", in: Rivista Musicale Italiana, vol. XII, Torino 1905, pag. 591)
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AL MERITO INCOMPARABILE
Del Signor Maestro
GIUSEPPE PERSIANI
RECANATESE
Quando nella Primavera dell'anno 1835
si produceva con universale aggradimento, e plauso
NEL TEATRO DELLE MUSE IN ANCONA
L'OPERA
INES DE CASTRO
DA ESSO SCRITTA NEL PRECEDENTE CARNEVALE
PER IL REGIO TEATRO DI S.CARLO IN NAPOLI
LA SOCIETA' DEL CASINO DI RECANATI
compiacente di averlo fra i suoi
esprimeva la sua esultanza
col seguente
Sonetto
"Di nunzia Fama sulle fide penne
O PERSIANI, si librò tuo nome,
E per l'Italo Ciel suonando, oh come
Cinto di nuova luce a noi pervenne!
Alla tua Patria i Figli suoi perenne
Gloria, sì diero, e inghirlandar le chiome;
Ma tal' l'onori Tu, che Invidia, dome
L'ire, si tacque, ed abbassò le antenne.
Ti udiro, e plauso all'arte tua divina,
Partenope, Fiorenza, e Parma fero,
E dell'Insubria la Città Regina.
Sopra ogni grido il tuo valor si estende.
Qual meta avrà tua gloria?... or vanne altero;
Col Pesarese onore il tuo contende."
RECANATI
Dalla Tip. Morici
con approvazione
1835.
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'Sonetto' della Società del Casino di Recanati dedicato al Persiani per il successo tributato alla sua opera "Ines De Castro" rappresentata al teatro delle Muse in Ancona nella primavera del 1835 |
Fonti :
A. Bravi - "Reminiscenze recanatesi", Recanati, 1878, pagg. 88-94, 99, 102-103, 108-110, 112-113, 116, 119 [A. Bravi, "Le influenze della patria sulle menti ossia Notizia intorno a G. P. da Recanati", in "Reminiscenze recanatesi", Recanati 1878, pp. 79-116]
C. Benedettucci - Biblioteca recanatese, Recanati 1884, pagg. 106-107
G. Persiani - Lettere, in "Il Casanostra 1888", A, XXXIII, Recanati 1887, pagg. 35-70 (epistolario)
AA. VV., Giuseppe Persiani, in "Il Casanostra 1889", A. XXXIV, Recanati 1888, pag. 35-38, 59
La Biblioteca Benedettucci di Recanati, presso la Biblioteca Comunale, possiede lettere di Giuseppe Persiani e documenti a lui relativi (faldone Cose recanatesi, cartella 246, fascicolo Giuseppe Persiani).
Giuseppe Radiciotti - "Teatro, Musica e Musicisti in Recanati" - Recanati, Tipografia Rinaldo Simboli, 1904
Celso Minestroni - "Commemorazione del concittadino Giuseppe Persiani, musicista (1799 - 1869) nel I° centenario della morte" - Recanati, 1969
Saverio Durante - "Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani" - Milano, 1970
Giacomo Bellucci - "Giuseppe Persiani, operista italiano dell'ottocento" - Tecnostampa Recanati 1980
Elvio Mancinelli - "Giuseppe Persiani, musicista italiano dell'Ottocento" - Publiscoop Edizioni ('Collana Pubblisaggi 7'), 1995